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Schede di Memoria SD

Nonostante se ne parli poco, le schede di memoria hanno un compito di vitale importanza nel nostro corredo fotografico: elaborare più o meno velocemente i nostri file e memorizzarli. Sono quel cassetto virtuale in cui custodiremo gli scatti fino al momento in cui collegheremo la nostra fotocamera ad un computer o un photo bank. Scegliere, in modo consapevole, una scheda di memoria, ci tornerà utile per evitare spiacevoli sorprese future.


In questo post, andremo a spiegare quali sono le caratteristiche più importanti da tener d'occhio al momento dell'acquisto di una scheda di memoria e come evitare di trovarsi tra le mani oggetti contraffatti e poco prestazionali.
Le schede maggiormente utilizzate da fotocamere compatte e reflex sono le SD (Secure Digital) e rispettive "sorelle".
Piccole (31 X 24 X 2 mm), leggerissime ed estremamente resistenti agli urti, riportano, solitamente, sul dorso stampato tutte le informazioni necessarie per conoscerne la capienza, la classe di appartenenza e la speed rating.

Bianco e Nero Fotografico - Miniguida

Fotografare in bianco e nero potrebbe sembrare piuttosto banale come azione; in fin dei conti si tratta solo di impostare la fotocamera, se prevista di tale funzione, o smanettare un po' in post produzione con un pc.
Ma siamo sicuri che il mondo b&w si possa racchiudere solo nella scelta, a gusto, di chi scatta la fotografia??
Beh no... per quanto il libero arbitrio dia la possibilità di utilizzare il bianco e nero a discrezione personale di chi si trova dietro il mirino, ci sono situazioni che potremmo considerare "maggiormente indicate"; in questo post andremo a scoprirle insieme, cercando ci comprendere il motivo di tale eventuale scelta a discapito del colore.

Primo passo: imparare ad "osservare" in bianco e nero!
Che vuol dire??
...significa che dovremo sforzarci di andare oltre la percezione cromatica, cercando di studiare e riconoscere i vari colori ed i loro toni nella nostra scena.
Senza addentrarci in discorsi di fisica piuttosto complessi, semplificheremo con un esempio:

La Teoria dei Colori in Fotografia

Abbiamo visto, tempo fa', che conoscere le regole canoniche di composizione fotografica può essere un ottimo aiuto per creare immagini più gradevoli (nonostante la mia personale avversione nel chiamare tali accortezze "regole"!). Ma per ideare uno scatto consapevole e conseguentemente realizzarlo, possiamo sfruttare un secondo aspetto molto particolare ed importante: i colori.
Ciò che spesso sottovalutiamo, infatti, potrà rivelarsi un vero e proprio punto di forza nel messaggio che vorremo far emergere attraverso la fotografia.

In questa pagina cercheremo di comprendere come poter utilizzare a nostro favore il fattore cromatico nei nostri scatti, spiegandone brevemente le principali differenze e caratteristiche.

Time Lapse

Il Time Lapse è una particolare tecnica fotografica che  permette di creare una animazione dinamica sfruttando un certo numero di scatti (quindi, immagini statiche) in veloce sequenza.
Ma semplifichiamo; avete presente i vecchi cartoni animati della Disney? Altro non erano che un impressionante numero di disegni fatti scorrere velocemente; il time laspe sfrutta più o meno lo stesso sistema: si scattano fotografie ad un soggetto in un determinato intervallo di tempo che verranno poi montate tramite software per dar vita ad una animazione.
La peculiarità del Time Lapse è quella di poter "comprimere" una scena della durata di 24 ore, ad esempio, in pochi secondi. Ma per quanto, concettualmente, questa tecnica possa sembrare semplice, la realizzazione richiede molte attenzioni!

Light Painting - Disegnare con la luce

Siete bravi a disegnare???
Se la risposta è affermativa, oggi parliamo di una tecnica che fa per voi:  il Light Painting.
Come il nome stesso ci suggerisce, questa tecnica consiste nel disegnare con la luce, ma anche chi, come me, dalle elementari ha sempre preso 4 in disegno, potrà ugualmente cimentarsi nell'utilizzo di questa particolare tipologia di foto senza paura di sfigurare, perchè oltre ad avere una quantità di varianti non indifferenti, ci resterà utile in diverse occasioni. I più creativi, potranno inoltre miscelare la staticità di oggetti "reali" con il movimento dell'arte pittoria in scatti di notevole impatto cromatico ed emotivo.

Modalità di Scatto

Per comprendere appieno il funzionamento di una reflex, o di una fotocamera che ci permetta di scattare senza l'ausilio dei vari automatismi, abbiamo considerato, fino ad ora, una sola modalità di scatto: la manuale (M).

Avrete però sicuramente notato che, la ghiera presente sulla vostra macchina fotografica, permette di scegliere diverse opzioni, la maggior parte delle quali potremmo considerare "universali"; oggi, faremo una panoramica su alcune di queste modalità di scatto, andando a capire quando utilizzarle.

Iniziamo concentrandoci sulle modalità automatiche.
Queste impostazioni, presenti in praticamente tutti i modelli di fotocamere (dalle compatte alle reflex) ci permettono di scattare senza grosse preoccupazioni, scegliendo esclusivamente la tipologia di scena o di foto, che vogliamo ottenere, non mettendo mano a Tempi, Diaframmi ed Iso.

L' Istogramma nell'esposizione fotografica digitale

Abbiamo affrontato poco tempo fa' il discorso dell' esposizione fotografica.

Oggi andremo a spiegare come poter avere la certezza che la nostra esposizione sia davvero corretta.

Ci sono situazioni in cui, rendersi conto della bontà di una foto, diventa piuttosto complicato; gli schermi lcd delle nostre reflex, hanno infatti una retroilluminazione variabile a seconda delle nostre esigenze e questa caratteristica potrebbe trarre in inganno il nostro occhio. Una retroilluminazione troppo buia, infatti, potrebbe farci valutare una fotografia sottoesposta, portandoci a compensare con tempi più lunghi e viceversa.
Allo stesso modo, scattando in esterno e con tanta luce ambientale, potremmo avere delle difficoltà nel visualizzare correttamente il nostro schermo e nel valutare la nostra esposizione fotografica.

Per ovviare a questi inconvenienti esiste un grafico chiamato istogramma. 

Messa a Fuoco

Quante volte avete inveito contro tutto e tutti per una foto non a fuoco? Io almeno 3492!

Oggi parliamo di messa a fuoco! Un utilizzo corretto di questa caratteristica combinata obiettivo/reflex potrà evitarci l'ulcera!

Abbiamo accennato, parlando degli obiettivi, della possibilità di scegliere, tramite un'apposita levetta tra una messa a fuoco manuale ed automatica.

Per quanto concerne la manuale c'è poco da dire; ci vuole un bel po' di esperienza per gestirla e come sempre un vagone di pazienza! La maggior parte delle reflex, poi, non ci sono particolarmente d'aiuto perchè sono fornite di mirini poco luminosi che rendono ancor più ardua la ricerca del fuoco manuale perfetto. In caso di foto statiche possiamo però ovviare a questo problema con un piccolo trucco; montando la fotocamera su un treppiedi ed attivando il live-view della nostra camera, potremo sfruttare lo zoom digitale e focheggiare quindi su un determinato e ben più vistoso particolare del nostro fotogramma. (per utilizzare lo zoom digitale dovrete sfruttare il tasto con icona a forma di lente di ingrandimento posto sul corpo macchina; per quanto ne so io, però, non tutti i modelli prevedono il live-view; prima di impazzire alla ricerca di qualcosa che non esiste, quindi, vi consiglio di consultare il libretto di istruzioni della vostra reflex).
Questa tipologia di messa a fuoco potrebbe essere utile, ad esempio, fotografando un paesaggio; con la luna,invece, potremmo avere già alcune difficoltà in più perchè "ingrandendola" noteremo che quella signora tutta bianca che ci osserva dal cielo, è molto meno statica di quanto sembrerebbe ad occhio nudo!

Passiamo ora al fuoco automatico; la tecnologia odierna ci regala tre impostazioni (in alcuni casi anche di più) che gestiscono in modo più o meno autonomo la messa  fuoco della nostra scena.

ISO

Diversi anni fa', circa una trentina, ricordo che mi capitava di dover andare dal "fotografo" sotto casa (il negozio che si occupava di sviluppo, stampa e vendita di pellicole) per comprare il classico rullino da 35mm da utilizzare alla gita scolastica del giorno dopo. Una volta entrato nel negozio chiedevo il mio bel rullino ed il tizio mi rispondeva sempre con la solita domanda: "quante ASA?". Io, che non avevo la più pallida idea di cosa fossero queste maledette ASA, ma che di certo non volevo fare la figura del "pollo" cincischiavo per poi chiedere "Da quanto le ha??"; "100, 200 e 400!" mi rispondeva il tizio. Allora io pensavo... "400 è il quadruplo di 100!! Sarà sicuramente una pellicola migliore no?!?! Quella da 100 sarà per i dilettanti" (come se io, a 8 anni, fossi un professionista!!!) ...e così me ne andavo con una pellicola da 400 ASA senza avere idea di che cosa fosse!
Scoprii diversi anni dopo cosa diavolo fossero quelle ASA... ed oggi ne parliamo in questo breve ma importante post.

Le ASA erano, anzi sono ancora oggi, le corrispondenti odierne delle ISO sulle fotocamere digitali.
Per ISO si intende semplicemente la sensibilità alla luce che date al sensore fotografico. (Le ASA, invece, è la sensibilità della pellicola alla luce)

Come funzionano gli ISO??

Diaframma e Profondità di Campo

Abbiamo accennato, solo a grandissime linee, cosa è il diaframma nella guida precedente; andiamo a vedere a cosa serve, come si usa e dove si trova.

 Il diaframma è posizionato nel barilotto della lente, è un'apertura di forma circolare che controlla la quantità di luce da far arrivare al sensore e viene identificato dalla lettera "f". Il valore di diaframma è il rapporto tra la lunghezza focale e il diametro del foro attraverso cui passa la luce. 
Faticherete un po' all'inizio ad utilizzarlo perchè il numero di f è inversamente proporzionale alla quantità di luce che lascerà passare; ciò vuol dire che a f/1,8 l'apertura del diaframma sarà maggiore rispetto ad un f/5,6 e di conseguenza a "valore minore verrà fatta passare più luce". 
Faciliiando: una lente "luminosa" avrà una f/2,8; una "buia" avrà una f/4,0.

La sequenza di apertura di un diaframma è standard per tutti gli obiettivi di qualsiasi marca e si ottiene moltiplicando i singoli valori per la radice quadrata di 2:

f/1   f/1,4   f/2   f/2,8   f/4   f/5,6   f/8   f/11   f/16   f/22   f/32   f/45   f/64  

Misurazione dell' Esposizione

In un post di qualche tempo fa' abbiamo affrontato il discorso dell' esposizione fotografica accennando al mezzo che ci permette di ottenere foto correttamente esposte: l'esposimetro.

L'esposimetro "legge" le informazioni luminose della nostra scena e ci segnala come comportarci. 

Nelle reflex digitali odierne troviamo, in linea di massima, tre impostazione di esposimetro selezionabili solitamente dal menù rapido visibile sullo schermo lcd:



- Misurazione matrix (o valutativa)

- Misurazione media pesata al centro (o ponderata al centro)


- Misurazione parziale

- Misurazione spot


Bilanciamento del Bianco e file Raw

Avete scattato la foto più bella del mondo ma vi siete resi conto che i colori sono talmente falsati che potrebbe sembrare abbiate intinto la reflex nel cappuccino???? Non c'è bisogno di sbattere al muro la vostra amata fotocamera addossandole la colpa; lei si limita a fare ciò che voi gli ordinate. Vediamo come evitare che un muro bianco risulti giallo o azzurro....

Un concetto spesso ignorato da chi inizia a fotografare con una reflex è il bilanciamento del bianco (wb).

Tempi di scatto ed Esposizione

Arriviamo finalmente oggi a chiudere qualche discorso lasciato per forza di cose aperto negli ultimi post.

Iniziamo ricordandoci qual'è la cosa essenziale in fotografia: la luce! Non dimenticatelo mai!

Abbiamo scoperto che due valori, diaframma ed iso, intervengono attivamente, seppure in modalità diversa, proprio sulla capacità di riuscire a "portare" luce al sensore fotografico della nostra fotocamera.

Il terzo valore, quello che chiude il nostro "triangolo fotografico" è il tempo di esposizione.
Comprendere cosa è il tempo di scatto è semplicissimo: nel momento in cui si preme il tasto di scatto, l'otturatore della nostra refelx si apre e la luce impressiona il sensore. Maggiore è il tempo di scatto, maggiore sarà la quantità di luce che giunge al sensore; minore è il tempo, minore sarà la quantità di luce che giunge al sensore.

Obiettivi Fotografici

Dopo aver affrontato il tema sensori/crop iniziamo ad analizzare ciò che vi farà trascorrere notti insonni nel dubbio di fare o meno la scelta giusta: gli obiettivi.

Tecnicamente viene definito obiettivo fotografico un dispositivo ottico in grado di riprodurre un'immagine. Praticamente è quel barilotto ripieno di vetri strani che si attacca al corpo macchina. In commercio ce ne sono una quantità industriale con diciture che, per un neofita, potrebbero sembrare codici alieni.

Il "millimetraggio" presente su ogni lente è la lunghezza focale; è espressa in millimetri perchè rappresenta la distanza tra il sensore ed il centro dell'obiettivo con messa a fuoco su infinito. Complicato? Nella pratica il discorso è molto più semplice.
Iniziamo facendo una primissima distinzione; le lenti fotografiche si dividono in due categorie: ottiche fisse ed ottiche zoom. Le fisse sono quelle che vengono contraddistinte da un unico numero nel nome (es. Canon 24mm) e non subiscono variazioni volumetriche fisiche; le zoom hanno invece due numeri (es. Canon 18-55mm) e ruotando una ghiera presente sul barilotto, una parte interna all'obiettivo stesso avanzerà arrivando a poterne addirittura raddoppiare la lunghezza (evitate battute da bar scontate!).

Ottiche fisse: Consideriamo l'ottica che maggiormente si avvicina alla visuale umana: il 50mm. Montando un 50mm su una reflex dotata di full frame (e solo full frame! vedremo dopo perchè..) la scena che ci si presenterà nel mirino sarà uguale a quella che possiamo osservare "ad occhio nudo". Questa lente viene notoriamente definita "normale" o "standard".
Montando invece un 24mm avremo un angolo di campo inquadrato più ampio quindi un'immagine più "aperta". Il nostro mirino ci offrirà quindi una porzione di ambiente maggiore rispetto a quella che il nostro occhio percepirebbe. Le lenti con lunghezza focale inferiore a 50mm prendono il nome di "grandangolari" Se invece utilizzassimo un 200mm avremo un angolo di campo ridotto e quindi un'immagino più "chiusa". Questi ultimi tipi di ottiche si chiamano "teleobiettivi" e concentrano la loro visuale in una porzione più ridotta e circoscritta.
In parole povere e per semplificare il più possibile, potremmo affermare che i grandangolari "allontanano" dalla scena, mentre i teleobiettivi "avvicinano". 


Questo è uno schema piuttosto chiaro dell'angolo di campo di ogni obiettivo fisso. "Fish eye" e "teleobiettivi spinti" potremmo definirli due "estremizzazioni" dei grandangolari e dei teleobiettivi. 

C'è un intero mini-mondo, poi, di lenti a focale variabile; 18-55mm , 24-70mm, 18-200mm...
Sono gli zoom di cui abbiamo accennato prima. Il loro punto di forza è il poter farci coprire diversi angoli di campo senza dover sostituire l'obiettivo. Il discorso diverrebbe davvero troppo esteso se andassimo ad affrontare il singolo caso, cercherò quindi di accennarvi solo le differenze principali. 
Il prezzo di una lente non è mai casuale, a meno che l'oggetto di cui stiamo parlando non sia stato appena immesso sul mercato (in tal caso dovrete attendere un po' di tempo per capirne le reali qualità). 

Se cercate una buona resa di immagine, dovreste, a mio avviso, diffidare da i cosiddetti "tuttofare economici". Un 18-200mm è una lente che promette foto che vanno dal grandangolare allo zoom, passando per lo standard; per poter dar vita ad un'ottica del genere e commercializzarla ad un prezzo inferiore rispetto ad un 200mm fisso qualche pecca deve averla per forza, non credete? Il 18-200 abbraccia ben 3 categorie di angolo di fuoco, il 200mm una sola! Se queste due lenti fossero ugualmente performanti, il tuttofare dovrebbe costare almeno il triplo del fisso... invece del contrario.
Un 18-200mm può essere un'ottima lente da studio; può farci rendere conto visivamente di quanto cambi l'immagine alle diverse focali ma non sarà in grado di regalarci una qualità eccelsa. In poche parole fanno più o meno tutto ma lo fanno "non troppo bene".

Si ritiene che lo zoom ideale, per essere di buona qualità, non debba superare il rapporto 1:3; quindi la focale maggiore (ad sempio il 70 di un 24-70mm) non deve essere più del triplo della minore (il 24).  Carta e penna alla mano: 24 x 3 = 72.

Ma le caratteristiche che fanno di una lente un'ottima lente sono tante; la tipologia di costruzione, le lenti ed i materiali impiegati, la stabilizzazione, l'autofocus ed il diaframma sono i punti su cui soffermarci.

L'importanza rilevante del diaframma meriterà una guida tutta in esclusiva; per ora dovrete accontentarvi di sapere che il valore "f" che trovate sugli obiettivi vi informa della luminosità dell'ottica; più il valore è basso, maggiore sarà la sua possibilità di convogliare luce verso il sensore; e come abbiamo più volte accennato, una delle caratteristiche più importanti in fotografia è proprio la luce. Possiamo quindi dedurre che una lente f/2,0 sia da considerare più luminosa rispetto ad una f/4,0.

La costruzione: potrete saggiarne la bontà solo maneggiandolo; qualora siate portati a scattare foto in condizioni meteo estreme puntate su lenti tropicalizzate ma ricordate che, "water-resistant" non vi autorizza ad usare l'ottica a mo' di paperella mentre fate il bagnetto a vostra figlia.

L'autofocus: Canon utilizza per i modelli più avanzati il sistema ultrasonico; considerate sempre la tipologia di scatti che prediligete; se avete bisogno di una messa a fuoco rapida vi sarà d'aiuto ma se avete tutto il tempo che volete per focheggiare potreste farne a meno.

Stabilizzatore d'immagine: Diventa necessario quando scattate in condizioni di luce pessime; è un valido alleato anche per chi ha la sindrome della mano ballerina. Non risulta però essenziale in caso di lente molto luminosa e va disattivato quando utilizzate un treppiedi. Qualora invece utilizzaste le braccia di un morto per scattare potreste farne a meno.

Fate bene attenzione alla compatibilità delle lenti; questi modelli sono stati creati appositamente per Reflex APS-C:

Canon EF-S     Nikon DX    Pentax DA    Sony Alpha DT    Sigma DC    Tamron Di II     Tokina DX

Ciò vuol dire che, un canon EF-S non può essere montato su un corpo macchina full-frame se non modificando fisicamente la reflex (azione sconsigliata in quanto non priva di rischi!!). Identico discorso per le lenti Nikon Dx. 
Al contrario invece, tutti gli obiettivi EF possono essere montati su corpi con sensori APS-C. 
Per sicurezza, richiedete sempre se l'ottica in questione è compatibile con il vostro corpo macchina, almeno finchè non avrete ben chiara la distinzione tra le due categorie di lenti.

Un ultimo concetto da affrontare, anticipato all'inizio di questa guida; come visto nel post precedente, i sensori di misura ridotta rispetto ai full frame soffrono del cosiddetto fattore crop; ciò vuol dire che, nel momento in cui vorremo acquistare una lente da abbinare ad un corpo macchina APS-C, dovremo moltiplicare la focale dell'ottica per il fattore di crop, confrontando lo stesso obiettivo montato su un pieno formato.

Un 50mm (EF o EF-S che sia) su Canon APS-C diventerà quindi un 80mm, su nikon un 75mm, paragonato ad un 50mm su full frame.

In conclusione la vasta gamma di obbiettivi a disposizione oggi, permette di acquistare ciò che maggiormente ci sarà utile a seconda del tipo di foto che andremo a scattare. 
Gli obiettivi fissi hanno secondo me "una marcia in più" poichè non devono fare "troppe cose". 
I tuttofare possono essere ottimi per imparare ma non aspettatevi risultati particolarmente eccellenti.

Curiosità: come per le APS-C anche i sensori delle fotocamere compatte hanno un fattore crop, ed essendo questi estremamente più piccoli (6, 7 o 8 volte rispetto ai full frame) utilizzano ottiche estremamente "aperte"; la nomenclatura che trovate sulla fotocamere è il prodotto dato dal crop; per avere la reale misura della lente dovremmo divide la focale (doppia in quanto zoom) per il risultato della divisione tra la misura di un sensore full frame e quello preso in considerazione.

Consigli:  fate attenzione al rapporto sensore/ottica; provate, se possibile, prima di acquistare; cercate informazioni online su forum e non fermatevi mai alla prima; considerate, oltre alla casa madre, anche le lenti compatibili di altre marche (Tamron, Tokina, Sigma)... non è detto che non troviate qualche sorpresa dal prezzo più vantaggioso.

Buona luce a tutti!



 







Sensori Fotografici, Fattore Crop e Megapixel


Il sensore è quel supporto elettronico che converte la luce che penetra dall'obiettivo nella nostra, amata foto.
Di fatto, è il sostituto della cara, vecchia pellicola.

Ve ne risparmio il funzionamento, e ringraziatemi!Sarebbe un argomento pesante che immagino interessi marginalmente un fotoamatore. Ma per chiunque volesse farsi del male posto un link di Wikipedia che tratta i CMOS (la tipologia di sensore maggiormente in voga per costi minori) ed i CCD (il fratellone  "ricco").

L'aspetto che maggiormente ci interessa è la grandezza del sensore a seconda del modello di fotocamera:


Questo è un esempio in scala di diversi sensori; partendo dalla prima fila in alto da sinistra.

In rosso, il più piccolo, è il sensore di un iphone 5. Parliamo di uno smartphone; nonostante oggi sia diventato uno dei mezzi più utilizzati per fare fotografie e le stesse case tendano ad enfatizzarne le caratteristiche, non possiamo annoverarli tra le fotocamere; le dimensioni del sensore sono davvero minuscole:  4,54 x 3,42 millimetri; 8 Mp totali.



Il successivo, in verde, appartiene ad una compatta; precisamente alla Canon PowerShot A3100. Entriamo quindi tra le fotocamere canoniche. Nonostante ciò il sensore non risulta poi così più grande di quello dello smartphone della Apple. Misura 6,14 x 4,55 mm ed ha 16 Mp totali.


Troviamo poi, in viola,il sensore di una fotocamera brigdge: la Fujifilm FinePix HS30EXR. Nonostante la maggiore possibilità di scelta di impostazioni di una bridge rispetto ad una compatta, confrontandone i sensori noteremo una misura quasi uguale: 6,40 x 4,80 mm. Anche in questo caso abbiamo 16 Mp totali.


Il successivo sensore, in marrone, inizia ad avere delle misure ben più importanti. Appartiene ad una Canon Gx1; una di quelle fotocamere che avevamo chiamato "professionali" in passato. Tre volte più grande di quello delle compatte e quattro rispetto a quello di un Iphone, il sensore della GX1 misura 18,7 x 14,0 mm e vanta un totale di 14.3 Mp. "Ma come... un sensore 3 volte più grande di quelli visti fino ad ora ha meno Mp??" Ebbene si!! Svelerò questo arcano alla fine di questa guida... portate pazienza. 


Giungiamo finalmente ai sensori più "corposi"; ne consideriamo due contemporaneamente: l'arancione ed il verde. Sono ambedue APS-C; sul primo trovate la dicitura "Canon Eos M", la Mirrorless di casa Canon. In realtà questo sensore è lo stesso di tutte le Reflex Canon, ad eccezione dei modelli 1D 5D e 6D (che vederemo tra poco). Il secondo è invece appartenente a Nikon; anche in questo caso viene montato da tutti i modelli di Reflex eccezion fatta per le "ammiraglie". 

 

  
Le dimensioni dei due sensori sono quasi uguali; Canon misura 22,30 x 14,90; Nikon 23,60 x 15,60. Riguardo i Mp totali abbiamo modelli più vecchiotti che partono dai 10.0 per arrivare agli odierni 18.0 (domani probabilmente saranno ancora di più e dopodomani aumenteranno ulteriormente!)

L' APS-H è un formato particolare con cui Canon ha "motorizzato" solo alcuni modelli di Reflex: le 1D. Misura 27,90 × 18,60 mm ed è il più vicino, per dimensioni, ad un "pieno formato".

Il full-frame o, come appena chiamato, pieno formato è il sensore con misura corrispondente alla vecchia pellicola fotografica da 35mm. Misura 36,0 x 24,0 mm e vanta la maggiore luminosità della gamma.

Questa è la lista delle reflex digitali full frame:
Contax N Digital (2002)   Canon EOS-1Ds (2002)   Kodak DCS Pro 14n (2003)   Kodak DCS Pro SLR/n (2004)   Kodak DCS Pro SLR/c (2004)   Canon EOS-1Ds Mark II (2004)   Canon EOS 5D (2005)   Nikon D3 (2007)   Canon EOS-1Ds Mark III (2007)   Nikon D700 (2008)   Sony α DSLR-A900 (2008)   Canon EOS 5D Mark II (2008)   Nikon D3X (2008)   Sony α DSLR-A850 (2009)   Nikon D3S (2009)   Canon EOS-1D X (2012)   Nikon D4 (2012)   Canon EOS 5D Mark III (2012)   Nikon D800 (2012)   Nikon D800E (2012)   Nikon D600 (2012)   Canon EOS 6D (2012)

Chiunque volesse scoprire le caratteristiche del sensore che monta la propria fotocamera può consultare questo sito: http://cameraimagesensor.com/size/

Ma cosa cambia tra un sensore APS-C ed un Full Frame? 

Cambia... "solo la foto". Gli APS-C, essendo più piccoli, immortalano una sezione minore della scena che ci si presenta davanti: questa caratteristica viene solitamente chiamata "fattore crop"
Si potrebbe dire, per semplificare, che i sensori APS-C diano vita a fotogrammi "ingranditi" ma, per quanto il risultato potrebbe sembrare tale, non è del tutto corretto.

immagine tratta da: http://teenagephotographer.com
Questo è un chiaro esempio di fattore di crop; immaginiamo di scattare 4 fotografie con la stessa lente ed identica posizione ma utilizzando 4 fotocamere con 4 sensori diversi.
La foto intera (con bordo nero) è l'immagine che stamperemmo se utilizzassimo una full frame (o una reflex analogica) ed è il punto di riferimento per tutti i sensori più piccoli.
Il ritaglio rosso è l'immagine che stamperemmo utilizzando una Canon 1D (sensore APS-H). La foto che otterremmo ha un fattore di crop di 1.3; il che vuol dire che ci troveremo una immagine "ingrandita dal centro di una volta virgola tre".
Il ritaglio giallo è l'immagine che stamperemmo utilizzando una Nikon APS-C. In questo caso il fattore di crop è di 1.5; otterremmo quindi un'immagine "ingrandita dal centro di una volta e mezza".
Il ritaglio verde è l'immagine che stamperemmo utilizzando una Canon APS-C. In questo caso il fattore di crop è di 1.6; otterremmo quindi un'immagine "ingrandita dal centro di una volta virgola sei".
Attenzione!!! Considerate che in tutti i casi, le foto che fisicamente avremmo in mano, sono tutte e 4 di identica misura. Per comprendere ancora di più l'argomento dovremmo "ingrandire" tutti i singoli crop fino a farli diventare della stessa misura dell'immagine in full frame.

Qual'è il sensore migliore quindi??

Personalmente non mi sento di decretare un vincitore. A mio avviso è invece più corretto parlare di "utilità" a cospetto di alcune categorie fotografiche; ciò vuol dire che, se "da grandi" vorrete fotografare rarissimi e pericolosi animali, da cui è maglio tenersi a distanza, un sensore full frame potrà risultare meno vantaggioso di un un APS-H o APS-C; scattando da grosse distanze, infatti, l'ingrandimento (tra virgolette) del sensore non full frame, avvicinerebbe maggiormente il nostro soggetto. Se invece privilegerete prevalentemente le foto "larghe" (paesaggi per esempio) un pieno formato sarebbe più performante di un sensore crop.
Unico vero difetto dei sensori con fattore di crop è il rumore fotografico maggiore in caso di scatto con poca luce.. ma di questo parleremo ampiamente quando affronteremo il discorso ISO.

Abbiamo parlato in precedenza di Megapixel e credo importantissimo discuterne per sfatare il mito che 20 Mp siano meglio di 14!
Premessa velocissima: avvicinatevi allo schermo del pc e capirete cosa è un pixel; sono quei singoli quadratini attaccati tra loro che danno vita ad una immagine. Formano un reticolato perfetto con colonne verticali ed orizzontali.
I megapixel ("mega" = milioni) vengono oggi utilizzati come specchietti per allodole dai produttori di fotocamere. Il termine, a dire il vero, ci è già familiare per monitor, pc portatili, schermi dei cellulari... perchè allora non sfruttarli??? Lanciare una nuova compatta con 20 Mp fa' credere l'utente meno informato che la propria, con 10 Mp soli, sia ormai obsoleta, ma non è così... basti pensare che 20, in questo caso, non è il doppio di 10!!!

Ora.. problemino "scolastico": posto che il numero di Mp totali di un sensore è dato moltiplicando i singoli pixel presenti sul lato più grande ed il più piccolo, se un sensore di 12 mp ha 4000 pixel x 3000 pixel... quanti pixel avrà un sensore da 24 mp???
(suspance...)
Se avete pensato 8000 pixel su un lato e 6000 sull'altro (cioè il doppio di quanti ne ha quello da 12 mp) avete toppato!! La Canon 5D mark III, con sensore da 23,4 mp, ne ha "soli" 5760 x 3840... siamo ben lontani da quanto avreste potuto pensare vero??
Un sensore con il numero totale di pixel doppi rispetto ai nostri 12 Mp dovrebbe averne ben 48!!
Ciò significa che per raddoppiare il numero dei singoli pixel realmente presenti sul vostro sensore, dovrete quadruplicare il numero di Mp.
Tutto questo discorso per evidenziare che la tra una 10 ed una 20 Mp non ci sono gli abissi che i produttori, in modo celato e piuttosto subdolo, cercano di farci credere.

E per quanto riguarda la risoluzione??
Gli schermi dei pc hanno una risoluzione piuttosto bassa; di solito 72 dpi (punti/pollice); una stampa può arrivare a 300 dpi (la qualità di stampa delle riviste di moda ad esempio).
Analizziamo il "top" della stampa: i 300 dpi; sfruttiamo la classica fotografia 13 x 19 come "cavia" e trasformiamone l'unità di misura in "pollici" (2,54 pollici = 1 cm).

13 x 19 cm = 5,1 x 7,48 pollici

Moltiplichiamo ora il numero dei pollici per dpi:    

 5,1 pollici x 300 punti/pollice = 1530 pixel         7.48 pollici x 300 punti/pollice = 2235 pixel

Abbiamo trovato il numero dei nostri pixel per lato; ora moltiplichiamoli e vediamo quanti Mp servono per stampare un'immagine 13 x 19 a 300 dpi.

1530 x 2235  =  3419550   cioè  3,4 Mp!!!

Seguendo lo stesso identico procedimento potremmo constatare che per un foglio A4 basterebbero 8 Mp, per un foglio A3 invece 16 Mp. Quanti di voi stampano su fogli A3 a 300 dpi??? Probabilmente una stampante inkjet alla massima potenza si accontenterebbe di 8 Mp su un foglio A3,  avendo una risoluzione ben inferiore rispetto ai professionali 300 dpi. 

Capisco che il discorso può creare un po' di confusione... non preoccupatevi! Il punto principale che spero abbiate compreso è che i tanto decantati megapixel non hanno realmente il valore che, chi vi vende la fotocamera, cerca di farvi credere; nel momento in cui andrete ad acquistare una macchina fotografica, informatevi magari sulla grandezza del sensore, sulla bontà della lente o sulle possibilità di divertimento con modalità di scatto manuale ma... lasciate stare i megapixel!

Buona luce a tutti! 

Comportamento della luce nel funzionamento di una Reflex

Iniziamo finalmente ad addentrarci nel mondo reflex.

Oggi "apriremo fisicamente" una reflex!! Paura??? State tranquilli non c'è niente per cui spaventarsi; vivisezioneremo una classica reflex digitale (categoria denominata "D-SLR" nel quale la D sta proprio per "digital") corrispondente evoluta della analogica "SLR".

Prendiamo in considerazione solo le componenti che interessano il nostro discorso; questa è una reflex "ai raggi x":

 1 Obiettivo
 2 Specchietto "chiuso"
 3 Otturatore
 4 Sensore/Pellicola
 5 Specchietto "aperto"
 6 Lastra di messa a fuoco
 7 Pentaprisma
 8 Mirino ottico

La linea tratteggiata che entra nell'obiettivo è la luce.
Apro una brevissima parentesi che credo però essenziale per comprendere al meglio il funzionamento di una qualsiasi macchina fotografica.
Il termine "fotografia" deriva dal greco "foto" e "grafia": letteralmente "scrittura con la luce".
Senza entrare in tecnicismi fisici che richiederebbero un discorso a se stante, ciò che ci dà modo di ottenere una fotografia è appunto, la luce. Questa, colpendo un oggetto, "rimbalza" in tutte le direzioni, permettendo al sensore (o alla pellicola) di ricevere l'immagine stessa e di catturarla (la cattura stessa avviene per effetti "chimici" su pellicola ed "elettronici" su sensore).*
Appurato quindi che la luce è l'ingrediente principale per la nostra "ricetta", vediamo qual'è il percorso che compie in una D-SLR.

Dall'immagine in alto osserviamo che la luce entra attraverso l'obiettivo (1) dirigendosi verso il corpo macchina; giunta allo specchietto (2) viene riflessa verso l'alto, attraversa la lastra di messa a fuoco (6) che è il mezzo con cui, nel momento in cui premiamo a metà il tasto di scatto, ci viene evidenziato con il pallino o quadratino rosso, dove il fuoco è posizionato, ed arriva poi su un pentaprisma (7). Il pentaprisma è un sistema ottico che inverte la destra e la sinistra dell'immagine riflessa dallo specchio; in parole povere, e per semplificare, "mette apposto" la visualizzazione dell'immagine invertita precedentemente dallo specchio. Una volta attraversato il pentaprisma, la luce arriva nel mirino, portando con se l'immagine che si trova davanti al nostro obiettivo.
Questo è il tragitto della luce in una D-SLR nel momento in cui componiamo la nostra immagine.
Premendo completamente il tasto di scatto, lo specchietto di alza verso l'alto (5) e l'otturatore di apre. L'otturatore è un dispositivo meccanico formato da due tendine; le tendine si aprono e lasciano passare la luce che va ad imprimere il sensore (o la pellicola) della nostra reflex.
Potete verificare il tutto semplicemente provando; nel preciso istante in cui avviene lo scatto il mirino diventerà buio; alzandosi lo specchio, infatti, verrà "interrotto" l'iniziale percorso che la luce compie per giungere al mirino stesso.

Questo è il funzionamento di una reflex. Qualcuno potrebbe sentenziare che questa guida non sia abbastanza approfondita; in tal caso non potrei controbattere perchè alcuni argomenti sono stati trattati in modo piuttosto semplicistici ma ho creduto più utile privilegiare la chiarezze e far comprendere concetti che spesso vengono ignorati piuttosto che scendere in dettagli che potrebbero, alla lunga, annoiare o creare qualche dubbio.

Chiunque volesse implementare questa guida è ben accetto. Se non ci si aiuta tra di noi.....

L'angolo degli esperimenti: prendete una scatola di scarpe e verniciatene completamente di nero l'interno. Ritagliate un rettangolo dal lato più piccolo della scatola lasciando una piccolissima cornice attorno ed attaccateci della carta velina bianca. Dal lato opposto, nel centro, praticate un piccolissimo foro. Ora chiudete con del nastro isolante nero scatola e coperchio io modo che non filtri luce da nessun parte se non dal foro precedentemente applicato. Avete appena creato una camera oscura con foro stenopeico. Ora dirigete il foto verso un ambiente ben illuminato e guardate sulla velina cosa succede.....

Buona luce a tutti!

*Durante tutte queste guide comprenderemo quanto la luce sia fondamentale per ottenere un risultato. In assenza completa di luce (e non mi riferisco ad una stanza con le serrande abbassate, in cui riuscirebbe a filtrare, ma ad una completa e totale mancanza) provando a scattare una foto non otterremmo che uno schermo nero.

Composizione Fotografica - Paesaggistica

Chiunque di noi, durante una vacanza o una semplice gita, si è trovato davanti ad un paesaggio particolarmente emozionante ed ha voluto immortalarlo in una fotografia, cercando di racchiudere la magia di quell'istante in uno scatto.
La fotografia di paesaggio, è infatti una delle tipologie più diffuse, soprattutto per chi, oggi non più adolescente, è cresciuto ammirando e spedendo cartoline dalle fiabesche atmosfere a parenti ed amici.

Ma quali sono i "trucchi" per ottenere un paesaggio che evidenzi i propri punti di forza?

Il tempo: la fotografia paesaggistica richiede una valutazione di ciò che vogliamo evidenziare e di come mettere in atto le nostre intenzioni; scattare a caso non porterà risultati soddisfacenti a meno che non siate lontani parenti di Gastone Paperone.
Cercate, spostandovi, il punto di ripresa migliore per ritrarre la scena. Analizzate attentamente quello che trovate davanti ai vostri occhi concentrandovi sul soggetto principale che dovrà sì risaltare, ma convivere in equilibrio ed armonia col resto del fotogramma. Per ottenere l'equilibrio richiesto cercate di eliminare dal vostro scatto tutti quegli elementi che potrebbero risultare di disturbo o distrazione a chi osserva.

La regola dei terzi: già utilizzata nei ritratti non ci abbandona neanche nella fotografia di paesaggi. Sfruttarla sarà piuttosto intuitivo basandosi principalmente sul dare maggiore spazio a cioè che scegliamo come "soggetto principale".
Uno degli errori più classici in questa tipologia di scatti, è quella di dividere il fotogramma in due parti uguali sfruttando la linea dell'orizzonte come divisorio; ci sono eccezioni che prevedono questo tipo di taglio ma nella maggior parte dei casi non è la scelta migliore.
Facciamo un esempio: ci troviamo davanti ad un tramonto marino: il sole sembra sfiorare l'orizzonte, colorando di un intenso arancione/giallo il cielo.


Sfruttiamo la regola dei terzi e facciamo combaciare l'orizzonte e la linea più bassa del nostro reticolato; in questo modo daremo 2/3 di spazio al cielo ed 1/3 al mare. La scelta di questa divisione è abbastanza evidente: il cielo è il vero protagonista di questo scatto e come tale merita uno spazio maggiore (doppio sfruttando la regola dei terzi) rispetto al mare che risulta invece piuttosto banale e scontato. 

Allo stesso modo, potremmo invertire le proporzioni qualora volessimo dare maggiore risalto al mare.


In questa seconda foto, l'orizzonte è posto sulla linea più alta del reticolato; il cielo viene così "declassato ad attore secondario" rispetto alla foto precedente; chi acquisisce maggiore rilievo è il mare con le sue striature di schiuma che si infrangono contro gli scogli. Anche in questo secondo esempio, le proporzioni sono di 2/3 ed 1/3 con la sola differenza di essere state invertite rispetto al precedente.

Le eccezioni alla regola dei terzi riguardano principalmente i soggetti simmetrici; immaginate una casa che si specchia perfettamente in un lago; in un caso del genere, seguire le indicazioni precedenti vorrebbe dire penalizzare il soggetto stesso. Meglio allora dividere a metà il fotogramma lasciando nella parte superiore la casa ed in quella inferiore il suo riflesso.

La luce: una giornata di sole terso senza neanche l'ombra di una nuvola non è la condizione ideale per scattare foto paesaggistiche; farlo, poi, alle 14, con il sole a piombo sulle nostre teste può essere soltanto deleterio per i nostri scatti (e per i nostri neuroni!!), a differenza di ciò che spesso si crede.
Fotografare all'alba o al tramonto, in una giornata con qualche nuvola a passeggio nel cielo, permette di avere ombre più morbide e piacevoli ed una luce più calda e diffusa. Le nuvole diventano essenziali per regalare contrasto e tridimensionalità che, in un cielo completamente pulito, risulterebbe particolarmente tendente al "biancastro".

Linee, diagonali, curve, texture e ripetizioni: posso essere un ulteriore aiuto per ottenere una composizione d'effetto ma bisogna prima di tutto individuarle e poi sfruttarle nel mondo migliore.

E' importantissimo analizzare con calma (riallacciandoci al discorso fatto poco fa' sul tempo) il nostro soggetto.
Osservate attentamente il panorama che vi si presenta davanti al naso; cercate di intuirne le geometrie. Una volta scoperte queste caratteristiche, sfruttate dove possibile le linee guida definite dall'ambiente o quelle "fisiche", come in questo caso la segnaletica stradale a terra. Lo sguardo dell'osservatore verrà naturalmente ed inconsciamente accompagnato in direzione delle linee stesse.
Le stesse diagonali create dai margini stradali spingono l'occhio verso il proseguo della strada, nel punto più lontano.
Allo stesso modo le classiche curve ad "S" delle strade di montagna risultano ottime per accompagnarci alla scoperta di uno scatto donandogli sinuosità e morbidezza.

Anche le ripetizioni possono diventare buoni elementi per una composizione piacevole; trovarle in natura è davvero difficile, mentre l'architettura (un porticato piuttosto che una ripetizione di finestre su un edificio) o anche oggetti di tutti i giorni ci lasciano solo il peso di dover scegliere il nostro soggetto preferito.
Allo stesso modo anche le texture possono migliorare ed arricchire le nostre composizioni; per facilitarne la comprensione potremmo paragonare questa tipologia di effetto come la "grana" di un oggetto.


La "rugosità" del legno di questa immagine, con l'aggiunta di linee verticali spezzate dal nodo, è un esempio di composizione che sfrutta diverse delle caratteristiche di cui abbiamo parlato.

Anche per quanto riguarda questa guida, sottolineo che gli argomenti trattati sono rivolti all'utilizzo di qualsiasi tipo di fotocamera e non sono regole da cui non poter prescindere, una volta acquisita una discreta tecnica ed esperienza. Altri consigli, concernenti principalmente l'utilizzo di reflex e macchine fotografiche che prevedono l'utilizzo di modalità manuali, verranno affrontati in futuro quando parleremo degli obiettivi.

Buona luce a tutti!


Composizione Fotografica - Ritratti

Parlando di ritratti potremmo pensare automaticamente ai classici quadri in cui, in passato, venivano ritratti (appunto!) componenti di un nucleo familiare in posa per l'occasione. Di fatto stiamo parlando della stessa cosa... cambia soltanto il mezzo con cui viene eseguita l'opera d'arte; non più pennelli, colori e tela ma solo una fotocamera.
Viene definito ritratto  la rappresentazione di una persona secondo le sue reali fattezze. Non importa che raffiguri solo il viso o che sia a mezzo busto o a figura competa.

Ma come si scatta un buon ritratto???

Girovagando su internet troverete centinaia di pagine a riguardo piene di "dovete" o "la regola dice"; personalmente ritengo che, fissare un paio di "paletti" possa essere utile alla causa, fissarne venti diventi una totale chiusura mentale di chi scatta, andando a sopprimere "l'occhio fotografico" ed il proprio spirito autocritico.

L'obiettivo: lenti come gli 85 mm ed i 105 mm a focale fissa vengono spesso annoverati come i "migliori" per questa tipologia di scatti; dire che siano fondi di bottiglia sarebbe stupido e falso quanto però far credere che senza possederne uno sia impossibile ottenere buoni risultati. Indubbiamente hanno caratteristiche costruttive che li rendono particolarmente indicati per questo tipo di foto (in passato avevo lodato il mondo reflex proprio per la possibilità, qualora si disponga di qualche migliaio di euro, di scegliere le lenti a seconda dei personali gusti fotografici!), indubbiamente avranno una qualità di immagine superiore, ma ciò non toglie che, anche con un economicissimo 50 mm si possa portare a casa qualche buona foto.

Il numero di scatti: ha già una importanza più consistente, sopratutto quando si è alle prime armi; la "regola" dice che bisognerebbe scattare circa 40 foto (più o meno quelle concesse da una vecchia pellicola analogica 35 mm); a mio avviso più se ne fanno maggiori sono le possibilità di trovare risultati interessanti.  Diffidate il più possibile da ciò che vedrete nel vostro lcd perchè molto spesso la dimensione ridotta dell'immagine cela un fuoco sbagliato o  micro-mosso. Se riuscite ad ottenere lo scatto "perfetto" con una sola fotografia... siete sbarcati da qualche pianeta lontano ed avete una intelligenza superiore...sperando veniate in pace!

La luce: senza addentrarci in discorsi ancora troppo complessi a riguardo vi consiglio di provare almeno una volta a scattare un ritratto durante l'alba o il tramonto; questa non è una condizione essenziale, sia ben chiaro, ma il risultato che otterrete sarà un'illuminazione molto piacevole. Ricordate inoltre che la fotografia è luce; evitate quindi posti particolarmente bui e, almeno all'inizio, i controluce (in futuro vederemo anche come scattare in condizioni più difficili).

L'inquadratura: il mio consiglio è quello di riempire il più possibile la vostra immagine; tagliare un viso, se fatto con criterio può risultare la scelta vincente. Un primo piano stretto mette in risalto dettagli che da lontano andrebbero persi (il riflesso dell'ambiente esterno sugli occhi ad esempio). Sfruttate le linee della zona aurea per posizionarvi ciò a cui volete imprimere maggior rilievo e non dimenticate che si può scattare anche utilizzando la fotocamere in verticale.

Se prediligete lo scatto in orizzontale e non volete "stringere troppo sul viso", fate guardare il vostro soggetto di lato, ruotando leggermente il visto rispetto alla vostra fotocamera; posizionatelo dal lato opposto in cui è rivolto e lasciate "aria" dal lato opposto. Evitate di invertire la foto, lasciando lo spazio vuoto alle spalle e chiudendo immediatamente il fotogramma dal lato dello sguardo; gli occhi, infatti, indirizzerebbero l'osservatore fuori dalla foto stessa. Questa tipologia di ritratto potrebbe restare utile anche quando vorrete comprendere una piccola porzione di panorama alle spalle di chi viene immortalato. Chiaramente potete effettuare lo stesso scatto facendo guardare il soggetto in camera.
Qualora i vostri risultati non vi sembrino convincenti, cambiate il punto di vista in corso d'opera, spostandovi rispetto al vostro normale punto di vista. Non abbiate paura di "sbagliare" e cercate sempre di capire cosa non vi piace per poter agire di conseguenza.

L'espressione: molti sostengono che per ottenere un ritratto carico di espressione il soggetto debba per forza di cose guardare in camera; non mi trovo d'accordo con questa idea nel modo più assoluto. Credo piuttosto che, nella vita di tutti i giorni di un amatore, risulti più "veritiero" uno scatto in cui chi viene fotografato guardi altrove (consideriamo che nel 99% dei casi saranno amici, parenti o la/il propria/o compagna/o...persone non abituate a fare da modelle/i). Per un non professionista, osservare la macchina mentre ci ritrae può creare imbarazzo e dar vita ad espressioni tirate. Qualora vogliate però che il vostro soggetto guardi in camera cercato di metterlo a proprio agio chiacchierando e trovando il feeling giusto; evitate lunghi silenzi ma sopratutto cercate di scattare il più in fretta possibile cogliendo l'attimo perfetto! Un'espressione "trattenuta" perde tutta la sua naturalità.  Il vostro soggetto va coccolato; è parte fondamentale della riuscita di un buono scatto!

La posizione del viso: questa è un'altra freccia al nostro arco da non sottovalutare. L'effetto "fototessera" potrebbe risultare banale e scontato mentre, movimenti e rotazioni minime che spostino la simmetrica statica del viso da un lato, possono amplificare il senso di piacere in una fotografia.

I tagli: fate molta attenzione a come "tagliate" una persona in un fotogramma. Questa a mio avviso è una delle regole importanti da ricordare perchè pochi centimetri possono cambiare radicalmente il vostro scatto.
Evitate il più possibile di tagliare le dita di mani e piedi o le giunture (polsi, caviglie, ginocchia e gomiti) perchè una gamba "amputata" provoca in chi osserva una automatica sensazione di disturbo.
In questo esempio la foto di sinistra è tagliata in modo errato, quella di destra nella maniera corretta.


Ora provate a mettere in pratica questi consigli e divertitevi!

Questa guida tratta principalmente la composizione nei ritratti per qualunque tipologia di fotocamera; alcuni aspetti più approfonditi, che vertono principalmente sull'utilizzo di una reflex, verranno affrontati più avanti.

Buona luce a tutti!


La Composizione Fotografica - La Regola dei Terzi

Vi siete mai chiesti perchè, le foto tessera per documenti delle "macchine automatiche" risultino nella maggior parte dei casi "brutte"? Se avete risposto addossando la colpa del risultato alla vostra faccia vi sbagliate, almeno in parte!

Ci sono alcune "regole" in fotografia che permettono di far diventare uno scatto banale una piacevole sorpresa e regalano le maggiori soddisfazioni sopratutto se si è alle primissime armi; riuscire a farle proprie quando si è ancora all'inizio del cammino lungo la strada della fotografia permetterà di avere una solida base e, perchè no, di cercare di contravvenirne e sperimentare quando l'esperienza accumulata sarà più netta.

Partiamo da alcune dritte per riuscire ad ottenere scatti più gradevoli: il soggetto della nostra foto sarà principalmente uno; evitare di comprendere troppi oggetti  o persone nel nostro mirino diminuirà la confusione e concentreranno l'attenzione di chi osserva sul destinatario della nostra foto. Il punto di vista assume anch'esso un peso molto importante: cercate sempre di non scattare dalla naturale posizione da cui si osserva; spostandovi,  abbassandovi o alzandovi rispetto al soggetto otterrete una risultato più interessante e fantasioso.

Regola dei Terzi
Ciò che trasformerà i vostri primi scatti è la regola dei terzi.
Questa regola, utilizzata da secoli nella pittura, consiste nel dividere mentalmente (alcuni modelli di reflex oggi permettono di farlo anche visivamente nel mirino) la nostra foto in 9 sezioni identiche tra loro per mezzo di due line orizzontali e due verticali equidistanti tra loro ed il bordo della foto stessa. Il rettangolo centrale, detto zona aurea, avrà nei propri 4 angoli e lati i "punti di forza" dell'immagine.
Nello specifico, utilizzare uno di questi "punti" per posizionare il nostro soggetto, renderà la foto più piacevole rispetto al posizionarlo, più staticamente, al centro del fotogramma permettendo, in alcuni casi, di lasciare un maggiore spazio a ciò che noi vogliamo porre in evidenza.

Soggetto secondo la regola dei terzi
Soggetto al centro della foto















Questo è il confronto tra una foto che segue la regola dei terzi ed una in cui il soggetto è posto al centro dell'immagine. Mentre quella di destra risulta banale, quella a sinistra si allontana dalla monotonia dei soliti scatti aggiungendo un "quid" che migliora il risultato rendendolo maggiormente particolare. (Ringrazio July che si è prestata a fare da modella in questa occasione chiedendo una retribuzione in croccantini!).

Approfondiremo nei prossimi post come comporre due immagini nelle categorie fotografiche più utilizzate da un neofita: un ritratto ed un panorama.

Comporre una fotografia che risulti piacevole alla vista è un processo che richiede inizialmente attenzione; andando avanti nel tempo lo schema di scatto diventerà sempre più familiare fino a quando potremo addirittura allontanarci dalle regole classiche per sperimentare nuovi scatti. Dal mio personale punto di vista la regola dei terzi non dovrà essere sempre e comunque rispettata come fosse una legge di vita; potremo andare oltre, ignorarla in alcuni casi, purchè si riesca a imprimere alle foto la proprio sensibilità artistica.

Buona luce a tutti!

La Posizione del Fotografo

Molti di voi si domanderanno: "perchè dedicare un post ad un argomento ovvio come la posizione del corpo e l'impugnatura di una fotocamera?"; osservate le persone che scattano fotografie in giro per la vostra città ed avrete la risposta.

Che scattiate con una reflex da 85 chili o con una compatta da pochi grammi le accortezze sono le stesse: evitare che la fotocamera si muova nel momento fatidico!
Le mani: ricordate sempre di averne ben due... utilizzatele! Perchè se potrebbe "fare figo" scattare con una sola mano, tenendo nell'altra un Martini, la vostra foto rischierà di uscire piuttosto male; poggiate quindi il bicchiere sul tavolo e posizionate la mano, dopo averla ben asciugata, sotto il corpo e l'obiettivo (nel caso di una reflex) o a sinistra della fotocamera (nel caso di una compatta) e chiudete le braccia vicino al busto in modo da avere un sostegno. Premete il tasto di scatto con delicatezza; i pulsanti delle fotocamere odierne sono piuttosto morbidi e sensibili; cercate di capire qual'è il grado di forza minore sufficiente per fotografare.
I piedi anche hanno un'importanza rilevante essendo la base del vosto "treppiedi" (anche se ne avete solo due.. in caso contrario fatevi vedere da qualcuno bravo!); il sinistro va' spostato un po' più avanti rispetto al destro che gira leggermente verso l'esterno.
La schiena va mantenuta dritta il più possibile, evitando di spostare il baricentro in avanti o in dietro e di creare dannose tensioni muscolari (sia per la foto che per il vostro fisico).

Qualora se ne presenti la possibilità, si può sfruttare un muro, una ringhiera o qualsiasi tipo di sostegno purchè sia ben saldo a terra (evitate quindi le bandiere che identificano le buche nei campi da golf!).
In caso di luce "a rischio", potrebbe essere utile anche trattenere il respiro durante lo scatto per ridurre al minimo i movimenti involontari del vostro corpo.

Questa è una rappresentazione piuttosto chiara della corretta posizione di scatto:


Queste accortezze, oltre a rendere più difficile la comparsa del mosso nelle vostre foto, vi eviteranno piccoli dolori in giro per il corpo dopo una felice giornata di scatti per la città.  

Buona luce a tutti!

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