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Annie Leibovitz : La fotografa Rock and Roll!

Annie Leibovitz è uno dei nomi più importanti del panorama fotografico mondiale, diventato tale grazie a numerosi scatti "storici" a grandi star e set fotografici degni di un colossal! La sua notorietà nasce quando accompagna i Rolling Stones in tournee negli anni 70, passa il conosciutissimo scatto a Jhon Lennnon qualche ora prima della sua morte ed arriva fino ai giorni nostri. Vediamo chi è Annie Leibovitz.


"Mi insegnarono ad inquadrare un soggetto, è facile, se serve un' immagine ravvicinata vai avanti se serve una panoramica fai un passo indietro".


Philippe Halsman : La fotografia del "Jump"!

L'artista che vogliamo approfondire oggi è un grandissimo nome del panorama fotografico, nome davvero importante ed estremamente innovativo: colui che creo il surrealismo in fotografia!
Philippe Halsman conosciutissimo per i suoi scatti "zompettanti"(passatemi il neologismo) e per la duratura collaborazione con Salvador Dalì.

MATT WEBER: IL FOTOGRAFO DEI BACI

Oggi vogliamo parlarvi di un uomo che ha saputo trasformare il suo quotidiano in qualcosa di innovativo giorno dopo giorno. Matt Weber dopo aver portato in giro per la sua New York clienti e clienti ha sentito l'impulso verso qualcosa...voleva raccontare le storie...quelle che aveva ascoltato dei suoi passeggeri, quelle in cui era inciampato aspettando che scattasse il verde di un semaforo, quelle davanti a cui molti girano la testa dall'altra parte...


FotoHistory - Francesca Woodman


Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate.


FotoHistory - Helmut Newton



"Se c'è qualcosa che odio è sicuramente il buon gusto: per me è una parolaccia"

Appassionato di fotografia fin da piccino e figlio di due ebrei, Helmut è costretto a lasciare la Germania ed a rifuggiarsi a Singapore.
Combatte nella seconda guerra con le truppe australiane , e si ritrova successivamente innamorato di Alice Springs, giovane fotografa australiana che dedica il suo pseudomino alla propria città; June Browne (suo vero nome) fa più volte da modella all'uomo che ha cambiato il concetto di fotografia di moda.

FotoHistory - Mario Giacomelli

"Ho cominciato a vedere le macchie sul muro, i fili di ferro. Sono meravigliosi. Tutto è bello".


Autorevolissimo nome della nostra Italia di cui andare enormemente fieri, Mario Giacomelli nativo di Senigallia entra nel mondo internazionale della fotografia praticandola “nei ritagli di tempo”.Proprio cosi! Il nostro artista marchigiano infatti svolge per tutta la vita il suo amato lavoro da tipografo nella “Tipografia Marchigiana” sita nella piazza centrale di Senigallia e le sue fotografie girano i musei più importanti del il mondo:  da Parigi a New York, da Londra ad Amsterdam ,da Mosca a Tolosa e tantissime altre. A Roma purtroppo la mostra giunge postuma.

Prima di ogni scatto c’è uno scambio silenzioso tra oggetto e anima, c’è un accordo perché la realtà non esca come da una fotocopiatrice, ma venga bloccata in un tempo senza tempo per sviluppare all’infinito la poesia dello sguardo che è per me forma e segno dell’inconscio”.

Le sue opere si dividono in serie perché come lui stesso dice :" Per me non è importante la foto singola ma la serie, il racconto...Quasi sempre mi capita di vedere le foto prima di farle". Ogni raccolta è un messaggio diretto ed ermetico  che grida a gran voce delle storie, delle emozioni e dei sentimenti.

PRIME OPERE
Già 28enne acquista la sua prima macchina fotografica per 800 lire , una Comet Bencini che lo accompagnerà per tutta la vita tenuta insieme da pezzi di scotch , e scatta in spiaggia la sua prima fotografia  ,“L’approdo”, immortalando il movimento delle onde del mare . In questa prima fase troviamo le prime opere che si concentrano su nudi e nature morte.






VERRA’ LA MORTE ED AVRA’ I TUOI OCCHI
Troviamo una serie di immagini scattate nella clinica in cui lavorava sua madre. Lo stesso artista afferma che le fotografie che gli hanno provocato le emozioni più forti sono quelle che ha scattato nell’ ospizio presso il quale lavorava sua madre  frequentato per tre anni (non consecutivi) con lo scopo di capire, sentire, osservare …fino a diventare uno di loro per poi poter “raccontare”. Lo stesso Mario afferma che gli ospiti del posto smisero di notare la macchinetta, smisero di sentirla addosso.
… le cose più importanti sono quelle che non sono riuscito a fotografare, quelle che però mi hanno dato di più. Per esempio c'è l'orario di ingresso, ed in tre anni una vecchietta quando entravano i parenti aspettava il figlio, e guardava ognuno che entrava per vedere se era lui e giustificava sempre il figlio dicendo: poverino, magari chissà quanto ha da lavorare; però in tre anni nessuno è mai andato a farle visita, e questo non potevo fotografarlo”.






SCANNO
Paese che aveva affascinato già H.C.Bresson sottolinea i tratti distintivi dell’arte di Giacomelli come i i neri in evidenza e gli sfondi chiarissimi con qualche grigio ad equilibrare l’immagine. Famosissima e scelta dal direttore del dipartimento fotografia del Moma di New York come una delle 100 fotografie più significative del secolo troviamo una fotografia che ritrae delle donne scure mosse che sembrano ruotare su se stesse ed un bambino fermo ed a fuoco che sembra venire verso l’osservatore.
Ho cercato di fermare alcune di quelle immagini, per dare anche agli altri l'emozione che ho provato di fronte a un mondo ancora intatto e spontaneo. Ho fatto tutte queste foto con una velocità bassa, perché le immagini venissero un po' mosse, per rendere magico questo mondo”.


Troviamo poi una serie di lavori itineranti per il paese e fuori da esso  quali “ Loudres – Zingari – Puglia – Loreto – La buona terra ” ; “Mattatoio” esperienza da cui fugge per il dolore che vede e sente ; e poi alcune raccolte incentrate su paesaggi e natura e altre molto introspettive “Presa di coscienza sulla natura – il teatro della neve – Il mare dei miei ricordi – Questo ricordo lo vorrei raccontare – Ninna nanna”.
Da sempre appassionato di poesia Mario Giacomelli lavora su ispirazione di numerosi testi importanti :” A Silvia e L’Infinito del celebre Leopardi – Caroline Branson ispirato da Spoon Rivers di Lee Masters – Felicità raggiunta, si cammina di E.Montale  - Passato di V.Cardarelli  -  Io sono nessuno di E.Dickinson – Bando di S.Corazzini “.

IO NON HO MANI CHE MI ACCAREZZINO IL VOLTO
Da questa raccolta derivano le immagini più famose e distintive dell’artista. Titolo ispirato ad una poesia di padre David Maria Turoldo affettuosamente chiamata “la serie dei pretini”. Le immagini raccontano i momenti di ricreazione del Seminario Vescovile di Senigallia nel modo più semplice e spontaneo che possa esserci. Tonache nerissime su sfondi bianchissimi vanno così a creare un effetto davvero inconfondibile. Ancora più bianchi sono gli sfondi famosi innevati inaspettatamente e i pretini che si divertono come bambini giocando a palle di neve. Momenti quasi sempre in movimento accentuato da tempi di scatto che lo sottolineano. Purtroppo dopo aver a lungo condiviso le giornate dei seminaristi per capire al meglio cosa fosse giusto immortalare, qualcosa è andato storto…

"Per un concorso fotografico sui sigari ho mandato una serie sui preti che fumano in un terrazzo all'aperto pieno di fumo, ed erano sigari che ai preti avevo dato io. Il Rettore mi trovò e mi mandò via. Ho vinto un concorso importante ma nel seminario non sono più entrato".





Curiosità: la tipografia marchigiana ha chiuso le sue serrande nel dicembre del 1999.
“A volte ho addirittura usato un negativo scaduto, uno strumento già morto ottenendo un effetto di neri che diventano tutt'uno con le zone intorno.
Il grande amore per la poesia si nota anche dai titoli ricercati ed ermetici delle sue serie fotografiche. Soprannominato IL POETA DELLE IMMAGINI è un uomo davvero umile e modesto tanto da dire a chi lo chiama MAESTRO  :
Io sono come te, ogni volta che prendo la macchina fotografica è come se fosse la prima volta

Sito ufficiale : http://www.mariogiacomelli.it/index.html

Buona luce a tutti! 

FotoHistory - Henri Cartier-Bresson

Henri Cartier-Bresson è considerato uno degli esponenti più importanti, se non il principale, in campo fotografico meritandosi  infatti l’appellativo “l’occhio del secolo”. Durante la seconda guerra mondiale fa parte della resistenza francese non interrompendo la sua attività anzi utilizzandola per documentare il dolore e le emozioni delle persone che incontra; fotografa la liberazione di Parigi nel ’45 sentendosi quasi in dovere di testimoniare la realtà della guerra. Possiamo certamente dire che le sue foto siano dei reportage senza alcuna volontà di critica morale o giudizio personale… è il semplice intento di riportare fedelmente  uno scorcio di realtà a guidare gli scatti dell’artista.

“l'avventuriero che è in me si sente obbligato a testimoniare le cicatrici di questo mondo con uno strumento più rapido del pennello”.


Da piccolo appassionato di pittura a curioso giovane fotografo itinerante , impugna la sua Leica ed il suo fedelissimo 50mm (rarissimamente sostituito con “ i fratelli maggiori”) e inizia il suo primo viaggio tra Francia, Spagna, Italia e Messico.

“Osservare lì dove gli altri sanno solo vedere!! “

Questa citazione racchiude l’essenza di Bresson che con le sue foto cerca di riprodurre fedelmente ciò che un occhio umano dovrebbe cogliere di fronte a un’immagine, un suo scatto si propone come un’ immediata prospettiva  quanto più possibile simile alla visione dell’occhio dell’osservatore , cercando così di dare allo spettatore di un suo scatto la sensazione di penetrare all’ interno della realtà immortalata… come se avesse assistito a quel momento. Secondo Bresson il fotografo deve “solo” aspettare il momento  esatto in cui la realtà si rivela per ciò che veramente è, l’essenza.


“Per quel che mi riguarda, fare foto è un modo di urlare, di liberarsi... è un modo di vita”

Appassionato di cinema collabora con il regista Renoir prima della guerra , e finito il conflitto dirige lui stesso un film documentario sul ritorno in patria dei prigionieri dal titolo “Le Retour”. In questo periodo viene a sapere che il MOMA di New York vuole dedicargli una mostra postuma….ma lui è vivo!! Prende quindi contatti con il famoso museo e dedica più di un ’anno all’organizzazione dell’esposizione.


Nel 1947 fonda quella che diventerà la più importante agenzia fotografica del mondo insieme ai suoi amici Robert Capa, David “Chim” Seymour, Geroge Rodger, William Vandivert che lui stesso ama definire “un gruppo di avventurieri mossi da un’etica”: la Magnum Photos . Precedentemente Henri era  legato al laboratorio Picto che era nato dall’ incontro con Pierre Gassmann (quest’utlimo fondatore di Picto); questo laboratorio conserva ancora oggi in una blindatissima cassaforte tutti i negativi del nostro Bresson.

Bresson è un narratore del mondo, infaticabile viaggiatore ha una filosofia che si discosta molto dalla sete di gloria sensazionalistica cercata e bramata dei suoi colleghi  e che si concentra invece su un messaggio molto più profondo. Si scaglia fortemente contro le didascalie che accompagnano spesso le foto poiché ritiene che le foto non debbano essere spiegate ma debbano parlare  da sole! Le didascalie invece manipolano il significato di ciò che viene rappresentato e che, in fondo, può essere interpretato in modo personale da ognuno di noi . Le didascalie cambiano il senso delle immagini dice lui stesso , perché la stessa immagine può dire cose differenti ad ognuno di noi!

“Lasciamo che le foto parlino da sè... le immagini non hanno bisogno di parole, di un testo che le spighi, sono mute, perchè devono parlare al cuore e agli occhi".

Anche nei ritratti Bresson cerca di raccontare sempre una storia , di farla raccontare al suo soggetto. Motivo per cui cerca di non “ferire il soggetto con l’occhio vitreo della macchinetta” ma di immortalarlo con lo sguardo altrove, intento a vivere normalmente la sua quotidianeità.



A metà anni 60 Cartier comincia ad allontanarsi un poco dalla fotografia. Lascia la Magnum e si dedica sempre più al disegno ed alla pittura. Sembra questo quasi un percorso consapevole, un passaggio dall’impulsività dello scatto alla ponderatezza della pittura sempre volto alla rappresentazione della realtà. 

“Il tuo occhio deve cogliere la composizione o l’espressione che la vita ti offre in quel momento, e devi sapere quando fare click. È in quel preciso istante che il fotografo diventa creativo… il momento. Una volta che lo hai perso, se n’è andato per sempre”



“Il momento decisivo”  è un libro molto importante per comprendere la mentalità dell’artista e descrive il suo modo di fare fotografia oltre a raccogliere alcune delle sue foto più belle ed importanti.

Curiosità: questi sono solo alcuni dei personaggi famosi fotografati da H.C.B.
Balthus, Albert Camus, Truman Capote, Coco Chanel, Marcel Duchamp, William Faulkner, Mahatma Gandhi, John Huston, Martin Luther King, Henri Matisse, Marilyn Monroe, Richard Nixon, Robert Oppenheimer, Ezra Pound, Jean-Paul Sartre ed Igor Stravinsky.

Buona luce a tutti! 

Posted by: Serena Latini

FotoHistory - Abelardo Morell



Abelardo Morell è un esponente davvero rivoluzionario nel panorama della fotografia.
Di origine cubana studia a Yale ed è   l’inventore del progetto “ CAMERA OBSCURA “ .

Per comprendere fino in fondo la sua arte bisogna approfondire il concetto di Fotografia stenopeica.
C’è da precisare che lo studio della camera oscura è molto antico e risalente al XI sec. In secoli e secoli di storia troviamo però un numero impressionante di casi di rudimentali mezzi riconducibili all'odierna camera oscura, affinati e migliorati con il passare degli anni da, addirittura Aristotele, fino ai giorni nostri.
Per questo motivo la "concezione" di fotografia come "luce che scrive" può essere ritenuta ben più antica rispetto alla creazione delle prime fotocamere.


Cercando di rendere semplice e chiaro più possibile questo argomento possiamo introdurre il concetto di “camera oscura”:  una scatola appunto scura, buia ed isolata sulla quale si applica un foro piccolissimo (per l’appunto detto stenopeico) dal quale far entrare la luce. Come sappiamo la fotografia è luce , per cui, filtrando dal foro “proietta” su materiale fotosensibile (ad esempio una pellicola) l’immagine capovolta che si trova davanti . Essendo minima la quantità di luce interessata in questo processo il soggetto della nostra foto deve essere immobile e l’esposizione, di tempi molto lunghi.

Ma perchè l'immagine è sottosopra??

La luce viaggia in tutte le direzioni in linea retta e possiamo immaginarla come infinite rette, appunto, che “rimbalzano” sulle superfici che incontrano dirigendosi "ovunque". Scavando nelle nostre reminiscenze scolastiche sappiamo che per ogni punto possono passare infinite rette (il "punto" in questo caso è il foro stenopeico); ma per due punti (uno lo fissiamo in testa al soggetto ed il secondo lasciamo che sia sempre il nostro foro) può passare una ed una sola retta; in questo modo, se tracciaste una retta da ogni "punto" del vostro soggetto, facendola passare per il foro, vi rendereste conto che, proseguendo sul piano dove è posto il materiale fotosensibile, i due punti estremi del soggetto stesso sarebbero "invertiti"; il risultato è il ribaltamento dell'immagine.


Torniamo  a noi. Il nostro Morell ha utilizzato molto questa tecnica facendone il suo campo di studio principale. Ha trasformato innumerevoli  camere di albergo in camere oscure creando immagini davvero pittoresche, strabilianti e innovative. Interessante l’utilizzo che ne ha fatto per documentare delle costruzioni edili sfruttando proprio il lunghissimo tempo di esposizione di mesi o anni e documentando così l’avanzamento dei lavori.

Dopo aver oscurato la stanza e calcolato la distanza dal soggetto della sua foto, stabilisce la grandezza del foro e le ore che servono di esposizione per poter imprimere l’immagine. In alcuni casi, utilizza una lente per capovolgere ulteriormente l'immagine e riportarla alla sua naturale visuale. Successivamente  fotografa la foto che appare sulla parete.. una foto nella foto!!!

Per questo ci troviamo di fronte a una Piazza San Marco di Venezia “stampata” su una parete.


Oppure una Torre Eiffell la cui cima si spezza su un letto di albergo con accanto una sedia.


Oppure un particolarissimo Brooklyn Bridge che ha come sfondo un bellissimo copriletto rosso.


Allora che ne pensate di questo tipo di fotografia? La conoscevate già oppure vi ha sconvolto? E soprattutto vi piace o la trovate troppo “strana”? Io adoro queste tecniche poco ortodosse…fateci sapere!!

Buona luce a tutti! 

Posted by: Serena Latini

FotoHistory - Steeve McCurry

"Se sai aspettare", disse, "le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto".

Chiunque si sia avvicinato anche solo in punta di piedi al mondo della Fotografia ha probabilmente sentito parlare di questo notissimo nome o ,quanto meno, della sua più popolare fotografia “La ragazza Afgana”.

Ebbene spendiamo due parole su Steve McCurry , fotografo documentarista ,come lui ama definirsi, e sullo stile univoco che lo rappresenta. In primo piano nei suoi scatti troviamo la predominanza dei colori sempre forti e di carattere incisivo perché ,come lui stesso afferma sono l’anima del mondo.

“La realtà è colorata e a me piace rappresentarla così come la vedo”.

La sua passione non è sempre stata la fotografia alla quale infatti si avvicina solo al college, bensì si sentiva attratto dalla regia ; i viaggi poi fecero scoprire la grande passione del raccontare le persone ,la loro umanità, il loro modo di affrontare le disgrazie e la loro vera anima. Proprio per questo motivo le mete da egli predilette risultano zone in difficoltà, di guerra o di disagi come per esempio l’Afganistan, l’Iran o l'Iraq.

“Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell'essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità".

La famosa “Ragazza Afgana” fu fotografata in un campo profughi vicino a Peshawar in Pakistan nel 1985.Uno scatto che vanta una notorietà grandissima, utilizzato da Amnesty Internetional e sfruttato in calendari e brochure molte volte, e divenuto rappresentativo della rivista National Geographics . La ragazza che per molti anni rimase senza un nome venne 17 anni dopo fotografata di nuovo dallo stesso McCurry . Sharbat Gula è il suo nome e dopo quasi un ventennio ,nel 2002 fu cercata e ritrovata dal creatore della sua “fama” :il fotografo disse di lei "La sua pelle è segnata, ora ci sono le rughe, ma lei è esattamente così straordinaria come lo era tanti anni fa". Anche se separata da diversi secoli dalla famosa Monnalisa , la profondità dei suoi occhi, il richiamo magnetico e la loro forza comunicativa ha generato un collegamento tra le due opere! Certamente il ritrovarvi davanti a questa fotografia non vi può lasciare indifferenti! Come del resto è emozionante osservare un po’ tutti gli scatti di questo autore . Personalmente mi è sembrato di venire trascinata all’interno dello scenario che si mostrava davanti ai miei occhi!! Assolutamente un’ esperienza da provare.

 

Ampliando un pochino il discorso di scatti super interessanti a volte chiacchierati ed anche criticati , ce ne sono moltissimi. Sicuramente la vista di una geisha adornata alla perfezione secondo tradizione che sale le scale di una metropolitana di Kyoto è un’immagine che resta impressa.


Così come la spontaneità del sorriso velato di un anziano signore che porta la sua macchina da cucire come un trofeo mentre ha l’acqua alla gola.


Poi ci sono delle immagini più forti che scuotono gli animi come la seguente, che credo non abbia bisogno di molti commenti.


Insomma per concludere questa rapida panoramica su uno dei più importanti fotografi del nostro tempo, pluripremiato e anche pluri-criticato(c’è una buona fetta di audience che sostiene la macchinosità dei suoi scatti , l’artificiosità e la non spontaneità sottolineando le “messe in posa” dei soggetti) non si può almeno non dare uno sguardo ai suoi lavori prima di decidere se ci piaccia o no!

Curiosità: Eastman Kodak concesse a McCurry l’onore e l’onere di usare l’utlimo rullino di pellicola Kodachrome prodotto nel 2010.La quasi totalità delle foto di tale rullino furono poi pubblicate sul sito di Vanity Fair.

http://stevemccurry.com/galleries/last-roll-kodachrome

Che ne pensate? Avete visto una sua mostra? Siete rimasti senza fiato come me e con la lacrime agli occhi oppure non vi ha suscitato alcuna emozione? Trovate i suoi scatti troppo “violenti”? Fateci sapere!

E come al solito….

Buona Luce a Tutti!!

Sito ufficiale:  http://stevemccurry.com/galleries

Posted by: Serena Latini

FotoHistory - Guida ai più grandi esponenti della Fotografia

In questo spazio troverete delle piccole schede informative dei più grandi esponenti della fotografia mondiale di tutti i tempi.
Qualora trovaste, anzi, non trovaste il vostro fotografo "preferito", potrete contattarci e spedire la vostra scheda con tanto di nome e cognome o, se preferite, speudonimo; saremo lieti di metterla online e tra queste pagine.

La sezione è in costante aggiornamento!

Henri Cartier-Bresson 

Steeve McCurry

Mario Giacomelli

Abelardo Morell

Helmut Newton

Francesca Woodman

Annie Leibovitz

Philippe Halsman

Matt Weber

Tutte le immagini presenti nelle schede dei fotografi sono di appartenenza degli stessi. L'utilizzo di tali fotografie è solo a scopo didattico. Qualora i possessori dei diritti delle singole opere non ne apprezzino la diffusione su queste pagine, ci adopereremo immediatamente alla rimozione del materiale.

Buona luce a tutti!

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