Abelardo Morell è un esponente davvero rivoluzionario nel panorama della fotografia.
Di origine cubana studia a Yale ed è l’inventore del progetto “ CAMERA OBSCURA “ .
Per comprendere fino in fondo la sua arte bisogna approfondire il concetto di Fotografia stenopeica.
C’è da precisare che lo studio della camera oscura è molto antico e risalente al XI sec. In secoli e secoli di storia troviamo però un numero impressionante di casi di rudimentali mezzi riconducibili all'odierna camera oscura, affinati e migliorati con il passare degli anni da, addirittura Aristotele, fino ai giorni nostri.
Per questo motivo la "concezione" di fotografia come "luce che scrive" può essere ritenuta ben più antica rispetto alla creazione delle prime fotocamere.
Cercando di rendere semplice e chiaro più possibile questo argomento possiamo introdurre il concetto di “camera oscura”: una scatola appunto scura, buia ed isolata sulla quale si applica un foro piccolissimo (per l’appunto detto stenopeico) dal quale far entrare la luce. Come sappiamo la fotografia è luce , per cui, filtrando dal foro “proietta” su materiale fotosensibile (ad esempio una pellicola) l’immagine capovolta che si trova davanti . Essendo minima la quantità di luce interessata in questo processo il soggetto della nostra foto deve essere immobile e l’esposizione, di tempi molto lunghi.
Ma perchè l'immagine è sottosopra??
La luce viaggia in tutte le direzioni in linea retta e possiamo immaginarla come infinite rette, appunto, che “rimbalzano” sulle superfici che incontrano dirigendosi "ovunque". Scavando nelle nostre reminiscenze scolastiche sappiamo che per ogni punto possono passare infinite rette (il "punto" in questo caso è il foro stenopeico); ma per due punti (uno lo fissiamo in testa al soggetto ed il secondo lasciamo che sia sempre il nostro foro) può passare una ed una sola retta; in questo modo, se tracciaste una retta da ogni "punto" del vostro soggetto, facendola passare per il foro, vi rendereste conto che, proseguendo sul piano dove è posto il materiale fotosensibile, i due punti estremi del soggetto stesso sarebbero "invertiti"; il risultato è il ribaltamento dell'immagine.
Torniamo a noi. Il nostro Morell ha utilizzato molto questa tecnica facendone il suo campo di studio principale. Ha trasformato innumerevoli camere di albergo in camere oscure creando immagini davvero pittoresche, strabilianti e innovative. Interessante l’utilizzo che ne ha fatto per documentare delle costruzioni edili sfruttando proprio il lunghissimo tempo di esposizione di mesi o anni e documentando così l’avanzamento dei lavori.
Dopo aver oscurato la stanza e calcolato la distanza dal soggetto della sua foto, stabilisce la grandezza del foro e le ore che servono di esposizione per poter imprimere l’immagine. In alcuni casi, utilizza una lente per capovolgere ulteriormente l'immagine e riportarla alla sua naturale visuale. Successivamente fotografa la foto che appare sulla parete.. una foto nella foto!!!
Per questo ci troviamo di fronte a una Piazza San Marco di Venezia “stampata” su una parete.
Oppure una Torre Eiffell la cui cima si spezza su un letto di albergo con accanto una sedia.
Oppure un particolarissimo Brooklyn Bridge che ha come sfondo un bellissimo copriletto rosso.
Allora che ne pensate di questo tipo di fotografia? La conoscevate già oppure vi ha sconvolto? E soprattutto vi piace o la trovate troppo “strana”? Io adoro queste tecniche poco ortodosse…fateci sapere!!
Buona luce a tutti!
Posted by: Serena Latini
Nessun commento:
Posta un commento