Abbiamo accennato, solo a grandissime linee, cosa è il diaframma nella guida precedente; andiamo a vedere a cosa serve, come si usa e dove si trova.
Il diaframma è posizionato nel barilotto della lente, è un'apertura di forma circolare che controlla la quantità di luce da far arrivare al sensore e viene identificato dalla lettera "f". Il valore di diaframma è il rapporto tra la lunghezza focale e il diametro del foro attraverso cui passa la luce.
Il diaframma è posizionato nel barilotto della lente, è un'apertura di forma circolare che controlla la quantità di luce da far arrivare al sensore e viene identificato dalla lettera "f". Il valore di diaframma è il rapporto tra la lunghezza focale e il diametro del foro attraverso cui passa la luce.
Faticherete un po' all'inizio ad utilizzarlo perchè il numero di f è inversamente proporzionale alla quantità di luce che lascerà passare; ciò vuol dire che a f/1,8 l'apertura del diaframma sarà maggiore rispetto ad un f/5,6 e di conseguenza a "valore minore verrà fatta passare più luce".
Faciliiando: una lente "luminosa" avrà una f/2,8; una "buia" avrà una f/4,0.
La sequenza di apertura di un diaframma è standard per tutti gli obiettivi di qualsiasi marca e si ottiene moltiplicando i singoli valori per la radice quadrata di 2:
L'intervallo tra questi singoli valori viene chiamato stop; tra uno stop ed il successivo si duplica la luce che il diaframma lascia passare; tra lo stesso identico stop ed il precedente, si dimezza.
Troverete inoltre dei valori intermedi a quelli riportati in questa guida; sono frazioni intermedie di quelli appena citati; a seconda del numero delle frazioni fra f/1 ed f/1,4 la luce diminuirà di conseguenza:
Es: f/2 lascerà passare la metà della luce rispetto ad f/1,4 ma il doppio rispetto ad f/2,8
f/1,2 (frazione di stop) lascerà passare un quarto di luce in meno rispetto a f/1 ma un quarto di luce in più rispetto a f/1,4.
Affermare però che l'utilizzo del diaframma porti vantaggi solo per la quantità di luce che riusciamo a sfruttare non è corretto; la caratteristica ancor più importante che possiamo gestire con gli f è la profondità di campo.
La profondità di campo è uno dei principi basilari della fotografia. Con questo termine, si indica quella porzione di spazio, anteriore e posteriore al nostro soggetto, che risulta nitida. Miglioriamo ancora questa definizione con un esempio; nel momento in cui fotografiamo una farfalla, avremo un solo "piano" realmente a fuoco (quello su cui si trova il nostro soggetto); la nitidezza diminuirà sempre più spostandoci dietro o davanti al soggetto stesso. Logicamente, più ci allontaneremo dal soggetto maggiore sarà la sfocatura; ma c'è una zona, sia anteriormente che posteriormente alla nostra farfalla, in cui la nitidezza risulterà impercettibile o comunque tollerabile; questa "fetta di spazio" è il cosiddetto "campo nitido".
La profondità di campo varia a seconda di tre valori: la lunghezza focale, la distanza dal soggetto ed il diaframma.
Lunghezza focale: proviamo a scattare due foto utilizzando la stessa reflex, medesimi soggetti, identica posizione, uguale apertura, ma due lenti diverse: In questo caso ho utilizzato un teleobiettivo Canon 100-400mm alla focale minima ed uno standard Canon 50mm. Tutti e due gli scatti sono stati effettuati con il diaframma a f/5,6. Il risultato è abbastanza evidente; la focale maggiore tende a sfocare di più rispetto ad una focale minore. Chiaramente il risultato sul nostro soggetto a fuoco (l'accendino) sarà differente; il teleobiettivo, per quanto detto nel post precedente, stringe ed "avvicina", mentre l'ottica standard aprirà di più l'immagine facendoci rimanere più distanti dal nostro soggetto.
La distanza dal soggetto: per non entrare in discorsi magari troppo complicati, pensate al comportamento dell'occhio umano; osservando un oggetto da pochi centimetri di distanza, tutto ciò che l'occhio percepisce come sfondo perde significativamente tridimensionalità; allontanandovi magari a 4 metri potrete notare parte dei dettagli che prima non riuscivate a percepire.
Il diaframma: potremmo considerarlo come la nostra iride (la palpebra l'otturatore ed il cervello il sensore); quindi siamo un po' tutti una reflex!! Vediamo con un esempio come influisce il diaframma nella profondità di campo. Abbiamo fotografato nuovamente il nostro accendino ed il "tappo" del 50mm utilizzato per questi scatti. Senza tirare il diaframma al massimo possiamo già notare come, a f/2,2 il nostro accendino perda dettagli e sfochi; a f/7,1 invece, la profondità di campo aumenta fino a comprendere l'accendino nel campo nitido. Più il valore di f sarà basso, minore sarà la profondità di campo e maggiore sarà la sfocatura che daremo al nostro scatto. Viceversa, con un valore di f elevato, potremo aumentare la profondità di campo e quindi ridurre la sfocatura.
Detto questo dobbiamo fare un passo indietro; ricordate quando abbiamo affrontato ritratti e paesaggi? Riguardo i ritratti avevo parlato di obiettivi ad hoc che potevano essere però degnamente sostituiti da un più economico 50mm. Avere una focale lunga permette di ottenere una sfocatura sul fondo giocando anche solo sulla distanza col soggetto; un 50mm f/1,4 permette però un altrettanto piacevole sfocatura utilizzando il diaframma.
Riguardo le foto paesaggistiche invece, avendo una focale corta per ottenere una foto più "larga", si utilizzano diaframmi più chiusi per riuscire a porre tutto ciò che si ha davanti a fuoco, motivo per cui, difficilmente troveremo fotografie di questo tipo scattate con f particolarmente bassi.
Provate anche voi ad effettuare scatti con diaframmi, distanze e lunghezze focali diverse e constatarne le differenze...
Buona luce a tutti!
Affermare però che l'utilizzo del diaframma porti vantaggi solo per la quantità di luce che riusciamo a sfruttare non è corretto; la caratteristica ancor più importante che possiamo gestire con gli f è la profondità di campo.
La profondità di campo è uno dei principi basilari della fotografia. Con questo termine, si indica quella porzione di spazio, anteriore e posteriore al nostro soggetto, che risulta nitida. Miglioriamo ancora questa definizione con un esempio; nel momento in cui fotografiamo una farfalla, avremo un solo "piano" realmente a fuoco (quello su cui si trova il nostro soggetto); la nitidezza diminuirà sempre più spostandoci dietro o davanti al soggetto stesso. Logicamente, più ci allontaneremo dal soggetto maggiore sarà la sfocatura; ma c'è una zona, sia anteriormente che posteriormente alla nostra farfalla, in cui la nitidezza risulterà impercettibile o comunque tollerabile; questa "fetta di spazio" è il cosiddetto "campo nitido".
La profondità di campo varia a seconda di tre valori: la lunghezza focale, la distanza dal soggetto ed il diaframma.
Lunghezza focale: proviamo a scattare due foto utilizzando la stessa reflex, medesimi soggetti, identica posizione, uguale apertura, ma due lenti diverse: In questo caso ho utilizzato un teleobiettivo Canon 100-400mm alla focale minima ed uno standard Canon 50mm. Tutti e due gli scatti sono stati effettuati con il diaframma a f/5,6. Il risultato è abbastanza evidente; la focale maggiore tende a sfocare di più rispetto ad una focale minore. Chiaramente il risultato sul nostro soggetto a fuoco (l'accendino) sarà differente; il teleobiettivo, per quanto detto nel post precedente, stringe ed "avvicina", mentre l'ottica standard aprirà di più l'immagine facendoci rimanere più distanti dal nostro soggetto.
La distanza dal soggetto: per non entrare in discorsi magari troppo complicati, pensate al comportamento dell'occhio umano; osservando un oggetto da pochi centimetri di distanza, tutto ciò che l'occhio percepisce come sfondo perde significativamente tridimensionalità; allontanandovi magari a 4 metri potrete notare parte dei dettagli che prima non riuscivate a percepire.
Il diaframma: potremmo considerarlo come la nostra iride (la palpebra l'otturatore ed il cervello il sensore); quindi siamo un po' tutti una reflex!! Vediamo con un esempio come influisce il diaframma nella profondità di campo. Abbiamo fotografato nuovamente il nostro accendino ed il "tappo" del 50mm utilizzato per questi scatti. Senza tirare il diaframma al massimo possiamo già notare come, a f/2,2 il nostro accendino perda dettagli e sfochi; a f/7,1 invece, la profondità di campo aumenta fino a comprendere l'accendino nel campo nitido. Più il valore di f sarà basso, minore sarà la profondità di campo e maggiore sarà la sfocatura che daremo al nostro scatto. Viceversa, con un valore di f elevato, potremo aumentare la profondità di campo e quindi ridurre la sfocatura.
Detto questo dobbiamo fare un passo indietro; ricordate quando abbiamo affrontato ritratti e paesaggi? Riguardo i ritratti avevo parlato di obiettivi ad hoc che potevano essere però degnamente sostituiti da un più economico 50mm. Avere una focale lunga permette di ottenere una sfocatura sul fondo giocando anche solo sulla distanza col soggetto; un 50mm f/1,4 permette però un altrettanto piacevole sfocatura utilizzando il diaframma.
Riguardo le foto paesaggistiche invece, avendo una focale corta per ottenere una foto più "larga", si utilizzano diaframmi più chiusi per riuscire a porre tutto ciò che si ha davanti a fuoco, motivo per cui, difficilmente troveremo fotografie di questo tipo scattate con f particolarmente bassi.
Provate anche voi ad effettuare scatti con diaframmi, distanze e lunghezze focali diverse e constatarne le differenze...
Buona luce a tutti!
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