FotoHistory - Henri Cartier-Bresson

Henri Cartier-Bresson è considerato uno degli esponenti più importanti, se non il principale, in campo fotografico meritandosi  infatti l’appellativo “l’occhio del secolo”. Durante la seconda guerra mondiale fa parte della resistenza francese non interrompendo la sua attività anzi utilizzandola per documentare il dolore e le emozioni delle persone che incontra; fotografa la liberazione di Parigi nel ’45 sentendosi quasi in dovere di testimoniare la realtà della guerra. Possiamo certamente dire che le sue foto siano dei reportage senza alcuna volontà di critica morale o giudizio personale… è il semplice intento di riportare fedelmente  uno scorcio di realtà a guidare gli scatti dell’artista.

“l'avventuriero che è in me si sente obbligato a testimoniare le cicatrici di questo mondo con uno strumento più rapido del pennello”.


Da piccolo appassionato di pittura a curioso giovane fotografo itinerante , impugna la sua Leica ed il suo fedelissimo 50mm (rarissimamente sostituito con “ i fratelli maggiori”) e inizia il suo primo viaggio tra Francia, Spagna, Italia e Messico.

“Osservare lì dove gli altri sanno solo vedere!! “

Questa citazione racchiude l’essenza di Bresson che con le sue foto cerca di riprodurre fedelmente ciò che un occhio umano dovrebbe cogliere di fronte a un’immagine, un suo scatto si propone come un’ immediata prospettiva  quanto più possibile simile alla visione dell’occhio dell’osservatore , cercando così di dare allo spettatore di un suo scatto la sensazione di penetrare all’ interno della realtà immortalata… come se avesse assistito a quel momento. Secondo Bresson il fotografo deve “solo” aspettare il momento  esatto in cui la realtà si rivela per ciò che veramente è, l’essenza.


“Per quel che mi riguarda, fare foto è un modo di urlare, di liberarsi... è un modo di vita”

Appassionato di cinema collabora con il regista Renoir prima della guerra , e finito il conflitto dirige lui stesso un film documentario sul ritorno in patria dei prigionieri dal titolo “Le Retour”. In questo periodo viene a sapere che il MOMA di New York vuole dedicargli una mostra postuma….ma lui è vivo!! Prende quindi contatti con il famoso museo e dedica più di un ’anno all’organizzazione dell’esposizione.


Nel 1947 fonda quella che diventerà la più importante agenzia fotografica del mondo insieme ai suoi amici Robert Capa, David “Chim” Seymour, Geroge Rodger, William Vandivert che lui stesso ama definire “un gruppo di avventurieri mossi da un’etica”: la Magnum Photos . Precedentemente Henri era  legato al laboratorio Picto che era nato dall’ incontro con Pierre Gassmann (quest’utlimo fondatore di Picto); questo laboratorio conserva ancora oggi in una blindatissima cassaforte tutti i negativi del nostro Bresson.

Bresson è un narratore del mondo, infaticabile viaggiatore ha una filosofia che si discosta molto dalla sete di gloria sensazionalistica cercata e bramata dei suoi colleghi  e che si concentra invece su un messaggio molto più profondo. Si scaglia fortemente contro le didascalie che accompagnano spesso le foto poiché ritiene che le foto non debbano essere spiegate ma debbano parlare  da sole! Le didascalie invece manipolano il significato di ciò che viene rappresentato e che, in fondo, può essere interpretato in modo personale da ognuno di noi . Le didascalie cambiano il senso delle immagini dice lui stesso , perché la stessa immagine può dire cose differenti ad ognuno di noi!

“Lasciamo che le foto parlino da sè... le immagini non hanno bisogno di parole, di un testo che le spighi, sono mute, perchè devono parlare al cuore e agli occhi".

Anche nei ritratti Bresson cerca di raccontare sempre una storia , di farla raccontare al suo soggetto. Motivo per cui cerca di non “ferire il soggetto con l’occhio vitreo della macchinetta” ma di immortalarlo con lo sguardo altrove, intento a vivere normalmente la sua quotidianeità.



A metà anni 60 Cartier comincia ad allontanarsi un poco dalla fotografia. Lascia la Magnum e si dedica sempre più al disegno ed alla pittura. Sembra questo quasi un percorso consapevole, un passaggio dall’impulsività dello scatto alla ponderatezza della pittura sempre volto alla rappresentazione della realtà. 

“Il tuo occhio deve cogliere la composizione o l’espressione che la vita ti offre in quel momento, e devi sapere quando fare click. È in quel preciso istante che il fotografo diventa creativo… il momento. Una volta che lo hai perso, se n’è andato per sempre”



“Il momento decisivo”  è un libro molto importante per comprendere la mentalità dell’artista e descrive il suo modo di fare fotografia oltre a raccogliere alcune delle sue foto più belle ed importanti.

Curiosità: questi sono solo alcuni dei personaggi famosi fotografati da H.C.B.
Balthus, Albert Camus, Truman Capote, Coco Chanel, Marcel Duchamp, William Faulkner, Mahatma Gandhi, John Huston, Martin Luther King, Henri Matisse, Marilyn Monroe, Richard Nixon, Robert Oppenheimer, Ezra Pound, Jean-Paul Sartre ed Igor Stravinsky.

Buona luce a tutti! 

Posted by: Serena Latini

Inventario Fotografico

Ci accingiamo ad inaugurare una nuova sezione: l'inventario fotografico.

In questa sezione, andremo a conoscere tutti quegli oggetti che, nell'arco del tempo, dovremo poter avere nel nostro corredo.
Alcuni potremmo considerarli "universali" e quindi consigliabili a tutti; altri invece saranno più settoriali ed interesseranno principalmente solo coloro che vorranno accostarsi ad alcune tipologie di fotografia.

La sezione è in costante aggiornamento.

- Reflex ed Obiettivi

- Schede di Memoria

- Treppiedi

- Kit pulizia lenti

- Battery-Pack

- Scatto remoto e intervallometro

- Tracolle, Hand Strap, B-Grip, Black Rapid

- Filtri

- Custodie, Borse, Zaini, Trolley e Valigie Fotografiche

- Flash Esterni

- Trigger radio

- Stativi

- Esposimetro

- Ombrelli, Soft-Box e diffusori


FotoHistory - Abelardo Morell



Abelardo Morell è un esponente davvero rivoluzionario nel panorama della fotografia.
Di origine cubana studia a Yale ed è   l’inventore del progetto “ CAMERA OBSCURA “ .

Per comprendere fino in fondo la sua arte bisogna approfondire il concetto di Fotografia stenopeica.
C’è da precisare che lo studio della camera oscura è molto antico e risalente al XI sec. In secoli e secoli di storia troviamo però un numero impressionante di casi di rudimentali mezzi riconducibili all'odierna camera oscura, affinati e migliorati con il passare degli anni da, addirittura Aristotele, fino ai giorni nostri.
Per questo motivo la "concezione" di fotografia come "luce che scrive" può essere ritenuta ben più antica rispetto alla creazione delle prime fotocamere.


Cercando di rendere semplice e chiaro più possibile questo argomento possiamo introdurre il concetto di “camera oscura”:  una scatola appunto scura, buia ed isolata sulla quale si applica un foro piccolissimo (per l’appunto detto stenopeico) dal quale far entrare la luce. Come sappiamo la fotografia è luce , per cui, filtrando dal foro “proietta” su materiale fotosensibile (ad esempio una pellicola) l’immagine capovolta che si trova davanti . Essendo minima la quantità di luce interessata in questo processo il soggetto della nostra foto deve essere immobile e l’esposizione, di tempi molto lunghi.

Ma perchè l'immagine è sottosopra??

La luce viaggia in tutte le direzioni in linea retta e possiamo immaginarla come infinite rette, appunto, che “rimbalzano” sulle superfici che incontrano dirigendosi "ovunque". Scavando nelle nostre reminiscenze scolastiche sappiamo che per ogni punto possono passare infinite rette (il "punto" in questo caso è il foro stenopeico); ma per due punti (uno lo fissiamo in testa al soggetto ed il secondo lasciamo che sia sempre il nostro foro) può passare una ed una sola retta; in questo modo, se tracciaste una retta da ogni "punto" del vostro soggetto, facendola passare per il foro, vi rendereste conto che, proseguendo sul piano dove è posto il materiale fotosensibile, i due punti estremi del soggetto stesso sarebbero "invertiti"; il risultato è il ribaltamento dell'immagine.


Torniamo  a noi. Il nostro Morell ha utilizzato molto questa tecnica facendone il suo campo di studio principale. Ha trasformato innumerevoli  camere di albergo in camere oscure creando immagini davvero pittoresche, strabilianti e innovative. Interessante l’utilizzo che ne ha fatto per documentare delle costruzioni edili sfruttando proprio il lunghissimo tempo di esposizione di mesi o anni e documentando così l’avanzamento dei lavori.

Dopo aver oscurato la stanza e calcolato la distanza dal soggetto della sua foto, stabilisce la grandezza del foro e le ore che servono di esposizione per poter imprimere l’immagine. In alcuni casi, utilizza una lente per capovolgere ulteriormente l'immagine e riportarla alla sua naturale visuale. Successivamente  fotografa la foto che appare sulla parete.. una foto nella foto!!!

Per questo ci troviamo di fronte a una Piazza San Marco di Venezia “stampata” su una parete.


Oppure una Torre Eiffell la cui cima si spezza su un letto di albergo con accanto una sedia.


Oppure un particolarissimo Brooklyn Bridge che ha come sfondo un bellissimo copriletto rosso.


Allora che ne pensate di questo tipo di fotografia? La conoscevate già oppure vi ha sconvolto? E soprattutto vi piace o la trovate troppo “strana”? Io adoro queste tecniche poco ortodosse…fateci sapere!!

Buona luce a tutti! 

Posted by: Serena Latini

Obiettivi Fotografici

Dopo aver affrontato il tema sensori/crop iniziamo ad analizzare ciò che vi farà trascorrere notti insonni nel dubbio di fare o meno la scelta giusta: gli obiettivi.

Tecnicamente viene definito obiettivo fotografico un dispositivo ottico in grado di riprodurre un'immagine. Praticamente è quel barilotto ripieno di vetri strani che si attacca al corpo macchina. In commercio ce ne sono una quantità industriale con diciture che, per un neofita, potrebbero sembrare codici alieni.

Il "millimetraggio" presente su ogni lente è la lunghezza focale; è espressa in millimetri perchè rappresenta la distanza tra il sensore ed il centro dell'obiettivo con messa a fuoco su infinito. Complicato? Nella pratica il discorso è molto più semplice.
Iniziamo facendo una primissima distinzione; le lenti fotografiche si dividono in due categorie: ottiche fisse ed ottiche zoom. Le fisse sono quelle che vengono contraddistinte da un unico numero nel nome (es. Canon 24mm) e non subiscono variazioni volumetriche fisiche; le zoom hanno invece due numeri (es. Canon 18-55mm) e ruotando una ghiera presente sul barilotto, una parte interna all'obiettivo stesso avanzerà arrivando a poterne addirittura raddoppiare la lunghezza (evitate battute da bar scontate!).

Ottiche fisse: Consideriamo l'ottica che maggiormente si avvicina alla visuale umana: il 50mm. Montando un 50mm su una reflex dotata di full frame (e solo full frame! vedremo dopo perchè..) la scena che ci si presenterà nel mirino sarà uguale a quella che possiamo osservare "ad occhio nudo". Questa lente viene notoriamente definita "normale" o "standard".
Montando invece un 24mm avremo un angolo di campo inquadrato più ampio quindi un'immagine più "aperta". Il nostro mirino ci offrirà quindi una porzione di ambiente maggiore rispetto a quella che il nostro occhio percepirebbe. Le lenti con lunghezza focale inferiore a 50mm prendono il nome di "grandangolari" Se invece utilizzassimo un 200mm avremo un angolo di campo ridotto e quindi un'immagino più "chiusa". Questi ultimi tipi di ottiche si chiamano "teleobiettivi" e concentrano la loro visuale in una porzione più ridotta e circoscritta.
In parole povere e per semplificare il più possibile, potremmo affermare che i grandangolari "allontanano" dalla scena, mentre i teleobiettivi "avvicinano". 


Questo è uno schema piuttosto chiaro dell'angolo di campo di ogni obiettivo fisso. "Fish eye" e "teleobiettivi spinti" potremmo definirli due "estremizzazioni" dei grandangolari e dei teleobiettivi. 

C'è un intero mini-mondo, poi, di lenti a focale variabile; 18-55mm , 24-70mm, 18-200mm...
Sono gli zoom di cui abbiamo accennato prima. Il loro punto di forza è il poter farci coprire diversi angoli di campo senza dover sostituire l'obiettivo. Il discorso diverrebbe davvero troppo esteso se andassimo ad affrontare il singolo caso, cercherò quindi di accennarvi solo le differenze principali. 
Il prezzo di una lente non è mai casuale, a meno che l'oggetto di cui stiamo parlando non sia stato appena immesso sul mercato (in tal caso dovrete attendere un po' di tempo per capirne le reali qualità). 

Se cercate una buona resa di immagine, dovreste, a mio avviso, diffidare da i cosiddetti "tuttofare economici". Un 18-200mm è una lente che promette foto che vanno dal grandangolare allo zoom, passando per lo standard; per poter dar vita ad un'ottica del genere e commercializzarla ad un prezzo inferiore rispetto ad un 200mm fisso qualche pecca deve averla per forza, non credete? Il 18-200 abbraccia ben 3 categorie di angolo di fuoco, il 200mm una sola! Se queste due lenti fossero ugualmente performanti, il tuttofare dovrebbe costare almeno il triplo del fisso... invece del contrario.
Un 18-200mm può essere un'ottima lente da studio; può farci rendere conto visivamente di quanto cambi l'immagine alle diverse focali ma non sarà in grado di regalarci una qualità eccelsa. In poche parole fanno più o meno tutto ma lo fanno "non troppo bene".

Si ritiene che lo zoom ideale, per essere di buona qualità, non debba superare il rapporto 1:3; quindi la focale maggiore (ad sempio il 70 di un 24-70mm) non deve essere più del triplo della minore (il 24).  Carta e penna alla mano: 24 x 3 = 72.

Ma le caratteristiche che fanno di una lente un'ottima lente sono tante; la tipologia di costruzione, le lenti ed i materiali impiegati, la stabilizzazione, l'autofocus ed il diaframma sono i punti su cui soffermarci.

L'importanza rilevante del diaframma meriterà una guida tutta in esclusiva; per ora dovrete accontentarvi di sapere che il valore "f" che trovate sugli obiettivi vi informa della luminosità dell'ottica; più il valore è basso, maggiore sarà la sua possibilità di convogliare luce verso il sensore; e come abbiamo più volte accennato, una delle caratteristiche più importanti in fotografia è proprio la luce. Possiamo quindi dedurre che una lente f/2,0 sia da considerare più luminosa rispetto ad una f/4,0.

La costruzione: potrete saggiarne la bontà solo maneggiandolo; qualora siate portati a scattare foto in condizioni meteo estreme puntate su lenti tropicalizzate ma ricordate che, "water-resistant" non vi autorizza ad usare l'ottica a mo' di paperella mentre fate il bagnetto a vostra figlia.

L'autofocus: Canon utilizza per i modelli più avanzati il sistema ultrasonico; considerate sempre la tipologia di scatti che prediligete; se avete bisogno di una messa a fuoco rapida vi sarà d'aiuto ma se avete tutto il tempo che volete per focheggiare potreste farne a meno.

Stabilizzatore d'immagine: Diventa necessario quando scattate in condizioni di luce pessime; è un valido alleato anche per chi ha la sindrome della mano ballerina. Non risulta però essenziale in caso di lente molto luminosa e va disattivato quando utilizzate un treppiedi. Qualora invece utilizzaste le braccia di un morto per scattare potreste farne a meno.

Fate bene attenzione alla compatibilità delle lenti; questi modelli sono stati creati appositamente per Reflex APS-C:

Canon EF-S     Nikon DX    Pentax DA    Sony Alpha DT    Sigma DC    Tamron Di II     Tokina DX

Ciò vuol dire che, un canon EF-S non può essere montato su un corpo macchina full-frame se non modificando fisicamente la reflex (azione sconsigliata in quanto non priva di rischi!!). Identico discorso per le lenti Nikon Dx. 
Al contrario invece, tutti gli obiettivi EF possono essere montati su corpi con sensori APS-C. 
Per sicurezza, richiedete sempre se l'ottica in questione è compatibile con il vostro corpo macchina, almeno finchè non avrete ben chiara la distinzione tra le due categorie di lenti.

Un ultimo concetto da affrontare, anticipato all'inizio di questa guida; come visto nel post precedente, i sensori di misura ridotta rispetto ai full frame soffrono del cosiddetto fattore crop; ciò vuol dire che, nel momento in cui vorremo acquistare una lente da abbinare ad un corpo macchina APS-C, dovremo moltiplicare la focale dell'ottica per il fattore di crop, confrontando lo stesso obiettivo montato su un pieno formato.

Un 50mm (EF o EF-S che sia) su Canon APS-C diventerà quindi un 80mm, su nikon un 75mm, paragonato ad un 50mm su full frame.

In conclusione la vasta gamma di obbiettivi a disposizione oggi, permette di acquistare ciò che maggiormente ci sarà utile a seconda del tipo di foto che andremo a scattare. 
Gli obiettivi fissi hanno secondo me "una marcia in più" poichè non devono fare "troppe cose". 
I tuttofare possono essere ottimi per imparare ma non aspettatevi risultati particolarmente eccellenti.

Curiosità: come per le APS-C anche i sensori delle fotocamere compatte hanno un fattore crop, ed essendo questi estremamente più piccoli (6, 7 o 8 volte rispetto ai full frame) utilizzano ottiche estremamente "aperte"; la nomenclatura che trovate sulla fotocamere è il prodotto dato dal crop; per avere la reale misura della lente dovremmo divide la focale (doppia in quanto zoom) per il risultato della divisione tra la misura di un sensore full frame e quello preso in considerazione.

Consigli:  fate attenzione al rapporto sensore/ottica; provate, se possibile, prima di acquistare; cercate informazioni online su forum e non fermatevi mai alla prima; considerate, oltre alla casa madre, anche le lenti compatibili di altre marche (Tamron, Tokina, Sigma)... non è detto che non troviate qualche sorpresa dal prezzo più vantaggioso.

Buona luce a tutti!



 







Sensori Fotografici, Fattore Crop e Megapixel


Il sensore è quel supporto elettronico che converte la luce che penetra dall'obiettivo nella nostra, amata foto.
Di fatto, è il sostituto della cara, vecchia pellicola.

Ve ne risparmio il funzionamento, e ringraziatemi!Sarebbe un argomento pesante che immagino interessi marginalmente un fotoamatore. Ma per chiunque volesse farsi del male posto un link di Wikipedia che tratta i CMOS (la tipologia di sensore maggiormente in voga per costi minori) ed i CCD (il fratellone  "ricco").

L'aspetto che maggiormente ci interessa è la grandezza del sensore a seconda del modello di fotocamera:


Questo è un esempio in scala di diversi sensori; partendo dalla prima fila in alto da sinistra.

In rosso, il più piccolo, è il sensore di un iphone 5. Parliamo di uno smartphone; nonostante oggi sia diventato uno dei mezzi più utilizzati per fare fotografie e le stesse case tendano ad enfatizzarne le caratteristiche, non possiamo annoverarli tra le fotocamere; le dimensioni del sensore sono davvero minuscole:  4,54 x 3,42 millimetri; 8 Mp totali.



Il successivo, in verde, appartiene ad una compatta; precisamente alla Canon PowerShot A3100. Entriamo quindi tra le fotocamere canoniche. Nonostante ciò il sensore non risulta poi così più grande di quello dello smartphone della Apple. Misura 6,14 x 4,55 mm ed ha 16 Mp totali.


Troviamo poi, in viola,il sensore di una fotocamera brigdge: la Fujifilm FinePix HS30EXR. Nonostante la maggiore possibilità di scelta di impostazioni di una bridge rispetto ad una compatta, confrontandone i sensori noteremo una misura quasi uguale: 6,40 x 4,80 mm. Anche in questo caso abbiamo 16 Mp totali.


Il successivo sensore, in marrone, inizia ad avere delle misure ben più importanti. Appartiene ad una Canon Gx1; una di quelle fotocamere che avevamo chiamato "professionali" in passato. Tre volte più grande di quello delle compatte e quattro rispetto a quello di un Iphone, il sensore della GX1 misura 18,7 x 14,0 mm e vanta un totale di 14.3 Mp. "Ma come... un sensore 3 volte più grande di quelli visti fino ad ora ha meno Mp??" Ebbene si!! Svelerò questo arcano alla fine di questa guida... portate pazienza. 


Giungiamo finalmente ai sensori più "corposi"; ne consideriamo due contemporaneamente: l'arancione ed il verde. Sono ambedue APS-C; sul primo trovate la dicitura "Canon Eos M", la Mirrorless di casa Canon. In realtà questo sensore è lo stesso di tutte le Reflex Canon, ad eccezione dei modelli 1D 5D e 6D (che vederemo tra poco). Il secondo è invece appartenente a Nikon; anche in questo caso viene montato da tutti i modelli di Reflex eccezion fatta per le "ammiraglie". 

 

  
Le dimensioni dei due sensori sono quasi uguali; Canon misura 22,30 x 14,90; Nikon 23,60 x 15,60. Riguardo i Mp totali abbiamo modelli più vecchiotti che partono dai 10.0 per arrivare agli odierni 18.0 (domani probabilmente saranno ancora di più e dopodomani aumenteranno ulteriormente!)

L' APS-H è un formato particolare con cui Canon ha "motorizzato" solo alcuni modelli di Reflex: le 1D. Misura 27,90 × 18,60 mm ed è il più vicino, per dimensioni, ad un "pieno formato".

Il full-frame o, come appena chiamato, pieno formato è il sensore con misura corrispondente alla vecchia pellicola fotografica da 35mm. Misura 36,0 x 24,0 mm e vanta la maggiore luminosità della gamma.

Questa è la lista delle reflex digitali full frame:
Contax N Digital (2002)   Canon EOS-1Ds (2002)   Kodak DCS Pro 14n (2003)   Kodak DCS Pro SLR/n (2004)   Kodak DCS Pro SLR/c (2004)   Canon EOS-1Ds Mark II (2004)   Canon EOS 5D (2005)   Nikon D3 (2007)   Canon EOS-1Ds Mark III (2007)   Nikon D700 (2008)   Sony α DSLR-A900 (2008)   Canon EOS 5D Mark II (2008)   Nikon D3X (2008)   Sony α DSLR-A850 (2009)   Nikon D3S (2009)   Canon EOS-1D X (2012)   Nikon D4 (2012)   Canon EOS 5D Mark III (2012)   Nikon D800 (2012)   Nikon D800E (2012)   Nikon D600 (2012)   Canon EOS 6D (2012)

Chiunque volesse scoprire le caratteristiche del sensore che monta la propria fotocamera può consultare questo sito: http://cameraimagesensor.com/size/

Ma cosa cambia tra un sensore APS-C ed un Full Frame? 

Cambia... "solo la foto". Gli APS-C, essendo più piccoli, immortalano una sezione minore della scena che ci si presenta davanti: questa caratteristica viene solitamente chiamata "fattore crop"
Si potrebbe dire, per semplificare, che i sensori APS-C diano vita a fotogrammi "ingranditi" ma, per quanto il risultato potrebbe sembrare tale, non è del tutto corretto.

immagine tratta da: http://teenagephotographer.com
Questo è un chiaro esempio di fattore di crop; immaginiamo di scattare 4 fotografie con la stessa lente ed identica posizione ma utilizzando 4 fotocamere con 4 sensori diversi.
La foto intera (con bordo nero) è l'immagine che stamperemmo se utilizzassimo una full frame (o una reflex analogica) ed è il punto di riferimento per tutti i sensori più piccoli.
Il ritaglio rosso è l'immagine che stamperemmo utilizzando una Canon 1D (sensore APS-H). La foto che otterremmo ha un fattore di crop di 1.3; il che vuol dire che ci troveremo una immagine "ingrandita dal centro di una volta virgola tre".
Il ritaglio giallo è l'immagine che stamperemmo utilizzando una Nikon APS-C. In questo caso il fattore di crop è di 1.5; otterremmo quindi un'immagine "ingrandita dal centro di una volta e mezza".
Il ritaglio verde è l'immagine che stamperemmo utilizzando una Canon APS-C. In questo caso il fattore di crop è di 1.6; otterremmo quindi un'immagine "ingrandita dal centro di una volta virgola sei".
Attenzione!!! Considerate che in tutti i casi, le foto che fisicamente avremmo in mano, sono tutte e 4 di identica misura. Per comprendere ancora di più l'argomento dovremmo "ingrandire" tutti i singoli crop fino a farli diventare della stessa misura dell'immagine in full frame.

Qual'è il sensore migliore quindi??

Personalmente non mi sento di decretare un vincitore. A mio avviso è invece più corretto parlare di "utilità" a cospetto di alcune categorie fotografiche; ciò vuol dire che, se "da grandi" vorrete fotografare rarissimi e pericolosi animali, da cui è maglio tenersi a distanza, un sensore full frame potrà risultare meno vantaggioso di un un APS-H o APS-C; scattando da grosse distanze, infatti, l'ingrandimento (tra virgolette) del sensore non full frame, avvicinerebbe maggiormente il nostro soggetto. Se invece privilegerete prevalentemente le foto "larghe" (paesaggi per esempio) un pieno formato sarebbe più performante di un sensore crop.
Unico vero difetto dei sensori con fattore di crop è il rumore fotografico maggiore in caso di scatto con poca luce.. ma di questo parleremo ampiamente quando affronteremo il discorso ISO.

Abbiamo parlato in precedenza di Megapixel e credo importantissimo discuterne per sfatare il mito che 20 Mp siano meglio di 14!
Premessa velocissima: avvicinatevi allo schermo del pc e capirete cosa è un pixel; sono quei singoli quadratini attaccati tra loro che danno vita ad una immagine. Formano un reticolato perfetto con colonne verticali ed orizzontali.
I megapixel ("mega" = milioni) vengono oggi utilizzati come specchietti per allodole dai produttori di fotocamere. Il termine, a dire il vero, ci è già familiare per monitor, pc portatili, schermi dei cellulari... perchè allora non sfruttarli??? Lanciare una nuova compatta con 20 Mp fa' credere l'utente meno informato che la propria, con 10 Mp soli, sia ormai obsoleta, ma non è così... basti pensare che 20, in questo caso, non è il doppio di 10!!!

Ora.. problemino "scolastico": posto che il numero di Mp totali di un sensore è dato moltiplicando i singoli pixel presenti sul lato più grande ed il più piccolo, se un sensore di 12 mp ha 4000 pixel x 3000 pixel... quanti pixel avrà un sensore da 24 mp???
(suspance...)
Se avete pensato 8000 pixel su un lato e 6000 sull'altro (cioè il doppio di quanti ne ha quello da 12 mp) avete toppato!! La Canon 5D mark III, con sensore da 23,4 mp, ne ha "soli" 5760 x 3840... siamo ben lontani da quanto avreste potuto pensare vero??
Un sensore con il numero totale di pixel doppi rispetto ai nostri 12 Mp dovrebbe averne ben 48!!
Ciò significa che per raddoppiare il numero dei singoli pixel realmente presenti sul vostro sensore, dovrete quadruplicare il numero di Mp.
Tutto questo discorso per evidenziare che la tra una 10 ed una 20 Mp non ci sono gli abissi che i produttori, in modo celato e piuttosto subdolo, cercano di farci credere.

E per quanto riguarda la risoluzione??
Gli schermi dei pc hanno una risoluzione piuttosto bassa; di solito 72 dpi (punti/pollice); una stampa può arrivare a 300 dpi (la qualità di stampa delle riviste di moda ad esempio).
Analizziamo il "top" della stampa: i 300 dpi; sfruttiamo la classica fotografia 13 x 19 come "cavia" e trasformiamone l'unità di misura in "pollici" (2,54 pollici = 1 cm).

13 x 19 cm = 5,1 x 7,48 pollici

Moltiplichiamo ora il numero dei pollici per dpi:    

 5,1 pollici x 300 punti/pollice = 1530 pixel         7.48 pollici x 300 punti/pollice = 2235 pixel

Abbiamo trovato il numero dei nostri pixel per lato; ora moltiplichiamoli e vediamo quanti Mp servono per stampare un'immagine 13 x 19 a 300 dpi.

1530 x 2235  =  3419550   cioè  3,4 Mp!!!

Seguendo lo stesso identico procedimento potremmo constatare che per un foglio A4 basterebbero 8 Mp, per un foglio A3 invece 16 Mp. Quanti di voi stampano su fogli A3 a 300 dpi??? Probabilmente una stampante inkjet alla massima potenza si accontenterebbe di 8 Mp su un foglio A3,  avendo una risoluzione ben inferiore rispetto ai professionali 300 dpi. 

Capisco che il discorso può creare un po' di confusione... non preoccupatevi! Il punto principale che spero abbiate compreso è che i tanto decantati megapixel non hanno realmente il valore che, chi vi vende la fotocamera, cerca di farvi credere; nel momento in cui andrete ad acquistare una macchina fotografica, informatevi magari sulla grandezza del sensore, sulla bontà della lente o sulle possibilità di divertimento con modalità di scatto manuale ma... lasciate stare i megapixel!

Buona luce a tutti! 

FotoHistory - Steeve McCurry

"Se sai aspettare", disse, "le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto".

Chiunque si sia avvicinato anche solo in punta di piedi al mondo della Fotografia ha probabilmente sentito parlare di questo notissimo nome o ,quanto meno, della sua più popolare fotografia “La ragazza Afgana”.

Ebbene spendiamo due parole su Steve McCurry , fotografo documentarista ,come lui ama definirsi, e sullo stile univoco che lo rappresenta. In primo piano nei suoi scatti troviamo la predominanza dei colori sempre forti e di carattere incisivo perché ,come lui stesso afferma sono l’anima del mondo.

“La realtà è colorata e a me piace rappresentarla così come la vedo”.

La sua passione non è sempre stata la fotografia alla quale infatti si avvicina solo al college, bensì si sentiva attratto dalla regia ; i viaggi poi fecero scoprire la grande passione del raccontare le persone ,la loro umanità, il loro modo di affrontare le disgrazie e la loro vera anima. Proprio per questo motivo le mete da egli predilette risultano zone in difficoltà, di guerra o di disagi come per esempio l’Afganistan, l’Iran o l'Iraq.

“Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell'essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità".

La famosa “Ragazza Afgana” fu fotografata in un campo profughi vicino a Peshawar in Pakistan nel 1985.Uno scatto che vanta una notorietà grandissima, utilizzato da Amnesty Internetional e sfruttato in calendari e brochure molte volte, e divenuto rappresentativo della rivista National Geographics . La ragazza che per molti anni rimase senza un nome venne 17 anni dopo fotografata di nuovo dallo stesso McCurry . Sharbat Gula è il suo nome e dopo quasi un ventennio ,nel 2002 fu cercata e ritrovata dal creatore della sua “fama” :il fotografo disse di lei "La sua pelle è segnata, ora ci sono le rughe, ma lei è esattamente così straordinaria come lo era tanti anni fa". Anche se separata da diversi secoli dalla famosa Monnalisa , la profondità dei suoi occhi, il richiamo magnetico e la loro forza comunicativa ha generato un collegamento tra le due opere! Certamente il ritrovarvi davanti a questa fotografia non vi può lasciare indifferenti! Come del resto è emozionante osservare un po’ tutti gli scatti di questo autore . Personalmente mi è sembrato di venire trascinata all’interno dello scenario che si mostrava davanti ai miei occhi!! Assolutamente un’ esperienza da provare.

 

Ampliando un pochino il discorso di scatti super interessanti a volte chiacchierati ed anche criticati , ce ne sono moltissimi. Sicuramente la vista di una geisha adornata alla perfezione secondo tradizione che sale le scale di una metropolitana di Kyoto è un’immagine che resta impressa.


Così come la spontaneità del sorriso velato di un anziano signore che porta la sua macchina da cucire come un trofeo mentre ha l’acqua alla gola.


Poi ci sono delle immagini più forti che scuotono gli animi come la seguente, che credo non abbia bisogno di molti commenti.


Insomma per concludere questa rapida panoramica su uno dei più importanti fotografi del nostro tempo, pluripremiato e anche pluri-criticato(c’è una buona fetta di audience che sostiene la macchinosità dei suoi scatti , l’artificiosità e la non spontaneità sottolineando le “messe in posa” dei soggetti) non si può almeno non dare uno sguardo ai suoi lavori prima di decidere se ci piaccia o no!

Curiosità: Eastman Kodak concesse a McCurry l’onore e l’onere di usare l’utlimo rullino di pellicola Kodachrome prodotto nel 2010.La quasi totalità delle foto di tale rullino furono poi pubblicate sul sito di Vanity Fair.

http://stevemccurry.com/galleries/last-roll-kodachrome

Che ne pensate? Avete visto una sua mostra? Siete rimasti senza fiato come me e con la lacrime agli occhi oppure non vi ha suscitato alcuna emozione? Trovate i suoi scatti troppo “violenti”? Fateci sapere!

E come al solito….

Buona Luce a Tutti!!

Sito ufficiale:  http://stevemccurry.com/galleries

Posted by: Serena Latini

Comportamento della luce nel funzionamento di una Reflex

Iniziamo finalmente ad addentrarci nel mondo reflex.

Oggi "apriremo fisicamente" una reflex!! Paura??? State tranquilli non c'è niente per cui spaventarsi; vivisezioneremo una classica reflex digitale (categoria denominata "D-SLR" nel quale la D sta proprio per "digital") corrispondente evoluta della analogica "SLR".

Prendiamo in considerazione solo le componenti che interessano il nostro discorso; questa è una reflex "ai raggi x":

 1 Obiettivo
 2 Specchietto "chiuso"
 3 Otturatore
 4 Sensore/Pellicola
 5 Specchietto "aperto"
 6 Lastra di messa a fuoco
 7 Pentaprisma
 8 Mirino ottico

La linea tratteggiata che entra nell'obiettivo è la luce.
Apro una brevissima parentesi che credo però essenziale per comprendere al meglio il funzionamento di una qualsiasi macchina fotografica.
Il termine "fotografia" deriva dal greco "foto" e "grafia": letteralmente "scrittura con la luce".
Senza entrare in tecnicismi fisici che richiederebbero un discorso a se stante, ciò che ci dà modo di ottenere una fotografia è appunto, la luce. Questa, colpendo un oggetto, "rimbalza" in tutte le direzioni, permettendo al sensore (o alla pellicola) di ricevere l'immagine stessa e di catturarla (la cattura stessa avviene per effetti "chimici" su pellicola ed "elettronici" su sensore).*
Appurato quindi che la luce è l'ingrediente principale per la nostra "ricetta", vediamo qual'è il percorso che compie in una D-SLR.

Dall'immagine in alto osserviamo che la luce entra attraverso l'obiettivo (1) dirigendosi verso il corpo macchina; giunta allo specchietto (2) viene riflessa verso l'alto, attraversa la lastra di messa a fuoco (6) che è il mezzo con cui, nel momento in cui premiamo a metà il tasto di scatto, ci viene evidenziato con il pallino o quadratino rosso, dove il fuoco è posizionato, ed arriva poi su un pentaprisma (7). Il pentaprisma è un sistema ottico che inverte la destra e la sinistra dell'immagine riflessa dallo specchio; in parole povere, e per semplificare, "mette apposto" la visualizzazione dell'immagine invertita precedentemente dallo specchio. Una volta attraversato il pentaprisma, la luce arriva nel mirino, portando con se l'immagine che si trova davanti al nostro obiettivo.
Questo è il tragitto della luce in una D-SLR nel momento in cui componiamo la nostra immagine.
Premendo completamente il tasto di scatto, lo specchietto di alza verso l'alto (5) e l'otturatore di apre. L'otturatore è un dispositivo meccanico formato da due tendine; le tendine si aprono e lasciano passare la luce che va ad imprimere il sensore (o la pellicola) della nostra reflex.
Potete verificare il tutto semplicemente provando; nel preciso istante in cui avviene lo scatto il mirino diventerà buio; alzandosi lo specchio, infatti, verrà "interrotto" l'iniziale percorso che la luce compie per giungere al mirino stesso.

Questo è il funzionamento di una reflex. Qualcuno potrebbe sentenziare che questa guida non sia abbastanza approfondita; in tal caso non potrei controbattere perchè alcuni argomenti sono stati trattati in modo piuttosto semplicistici ma ho creduto più utile privilegiare la chiarezze e far comprendere concetti che spesso vengono ignorati piuttosto che scendere in dettagli che potrebbero, alla lunga, annoiare o creare qualche dubbio.

Chiunque volesse implementare questa guida è ben accetto. Se non ci si aiuta tra di noi.....

L'angolo degli esperimenti: prendete una scatola di scarpe e verniciatene completamente di nero l'interno. Ritagliate un rettangolo dal lato più piccolo della scatola lasciando una piccolissima cornice attorno ed attaccateci della carta velina bianca. Dal lato opposto, nel centro, praticate un piccolissimo foro. Ora chiudete con del nastro isolante nero scatola e coperchio io modo che non filtri luce da nessun parte se non dal foro precedentemente applicato. Avete appena creato una camera oscura con foro stenopeico. Ora dirigete il foto verso un ambiente ben illuminato e guardate sulla velina cosa succede.....

Buona luce a tutti!

*Durante tutte queste guide comprenderemo quanto la luce sia fondamentale per ottenere un risultato. In assenza completa di luce (e non mi riferisco ad una stanza con le serrande abbassate, in cui riuscirebbe a filtrare, ma ad una completa e totale mancanza) provando a scattare una foto non otterremmo che uno schermo nero.

Composizione Fotografica - Paesaggistica

Chiunque di noi, durante una vacanza o una semplice gita, si è trovato davanti ad un paesaggio particolarmente emozionante ed ha voluto immortalarlo in una fotografia, cercando di racchiudere la magia di quell'istante in uno scatto.
La fotografia di paesaggio, è infatti una delle tipologie più diffuse, soprattutto per chi, oggi non più adolescente, è cresciuto ammirando e spedendo cartoline dalle fiabesche atmosfere a parenti ed amici.

Ma quali sono i "trucchi" per ottenere un paesaggio che evidenzi i propri punti di forza?

Il tempo: la fotografia paesaggistica richiede una valutazione di ciò che vogliamo evidenziare e di come mettere in atto le nostre intenzioni; scattare a caso non porterà risultati soddisfacenti a meno che non siate lontani parenti di Gastone Paperone.
Cercate, spostandovi, il punto di ripresa migliore per ritrarre la scena. Analizzate attentamente quello che trovate davanti ai vostri occhi concentrandovi sul soggetto principale che dovrà sì risaltare, ma convivere in equilibrio ed armonia col resto del fotogramma. Per ottenere l'equilibrio richiesto cercate di eliminare dal vostro scatto tutti quegli elementi che potrebbero risultare di disturbo o distrazione a chi osserva.

La regola dei terzi: già utilizzata nei ritratti non ci abbandona neanche nella fotografia di paesaggi. Sfruttarla sarà piuttosto intuitivo basandosi principalmente sul dare maggiore spazio a cioè che scegliamo come "soggetto principale".
Uno degli errori più classici in questa tipologia di scatti, è quella di dividere il fotogramma in due parti uguali sfruttando la linea dell'orizzonte come divisorio; ci sono eccezioni che prevedono questo tipo di taglio ma nella maggior parte dei casi non è la scelta migliore.
Facciamo un esempio: ci troviamo davanti ad un tramonto marino: il sole sembra sfiorare l'orizzonte, colorando di un intenso arancione/giallo il cielo.


Sfruttiamo la regola dei terzi e facciamo combaciare l'orizzonte e la linea più bassa del nostro reticolato; in questo modo daremo 2/3 di spazio al cielo ed 1/3 al mare. La scelta di questa divisione è abbastanza evidente: il cielo è il vero protagonista di questo scatto e come tale merita uno spazio maggiore (doppio sfruttando la regola dei terzi) rispetto al mare che risulta invece piuttosto banale e scontato. 

Allo stesso modo, potremmo invertire le proporzioni qualora volessimo dare maggiore risalto al mare.


In questa seconda foto, l'orizzonte è posto sulla linea più alta del reticolato; il cielo viene così "declassato ad attore secondario" rispetto alla foto precedente; chi acquisisce maggiore rilievo è il mare con le sue striature di schiuma che si infrangono contro gli scogli. Anche in questo secondo esempio, le proporzioni sono di 2/3 ed 1/3 con la sola differenza di essere state invertite rispetto al precedente.

Le eccezioni alla regola dei terzi riguardano principalmente i soggetti simmetrici; immaginate una casa che si specchia perfettamente in un lago; in un caso del genere, seguire le indicazioni precedenti vorrebbe dire penalizzare il soggetto stesso. Meglio allora dividere a metà il fotogramma lasciando nella parte superiore la casa ed in quella inferiore il suo riflesso.

La luce: una giornata di sole terso senza neanche l'ombra di una nuvola non è la condizione ideale per scattare foto paesaggistiche; farlo, poi, alle 14, con il sole a piombo sulle nostre teste può essere soltanto deleterio per i nostri scatti (e per i nostri neuroni!!), a differenza di ciò che spesso si crede.
Fotografare all'alba o al tramonto, in una giornata con qualche nuvola a passeggio nel cielo, permette di avere ombre più morbide e piacevoli ed una luce più calda e diffusa. Le nuvole diventano essenziali per regalare contrasto e tridimensionalità che, in un cielo completamente pulito, risulterebbe particolarmente tendente al "biancastro".

Linee, diagonali, curve, texture e ripetizioni: posso essere un ulteriore aiuto per ottenere una composizione d'effetto ma bisogna prima di tutto individuarle e poi sfruttarle nel mondo migliore.

E' importantissimo analizzare con calma (riallacciandoci al discorso fatto poco fa' sul tempo) il nostro soggetto.
Osservate attentamente il panorama che vi si presenta davanti al naso; cercate di intuirne le geometrie. Una volta scoperte queste caratteristiche, sfruttate dove possibile le linee guida definite dall'ambiente o quelle "fisiche", come in questo caso la segnaletica stradale a terra. Lo sguardo dell'osservatore verrà naturalmente ed inconsciamente accompagnato in direzione delle linee stesse.
Le stesse diagonali create dai margini stradali spingono l'occhio verso il proseguo della strada, nel punto più lontano.
Allo stesso modo le classiche curve ad "S" delle strade di montagna risultano ottime per accompagnarci alla scoperta di uno scatto donandogli sinuosità e morbidezza.

Anche le ripetizioni possono diventare buoni elementi per una composizione piacevole; trovarle in natura è davvero difficile, mentre l'architettura (un porticato piuttosto che una ripetizione di finestre su un edificio) o anche oggetti di tutti i giorni ci lasciano solo il peso di dover scegliere il nostro soggetto preferito.
Allo stesso modo anche le texture possono migliorare ed arricchire le nostre composizioni; per facilitarne la comprensione potremmo paragonare questa tipologia di effetto come la "grana" di un oggetto.


La "rugosità" del legno di questa immagine, con l'aggiunta di linee verticali spezzate dal nodo, è un esempio di composizione che sfrutta diverse delle caratteristiche di cui abbiamo parlato.

Anche per quanto riguarda questa guida, sottolineo che gli argomenti trattati sono rivolti all'utilizzo di qualsiasi tipo di fotocamera e non sono regole da cui non poter prescindere, una volta acquisita una discreta tecnica ed esperienza. Altri consigli, concernenti principalmente l'utilizzo di reflex e macchine fotografiche che prevedono l'utilizzo di modalità manuali, verranno affrontati in futuro quando parleremo degli obiettivi.

Buona luce a tutti!


Composizione Fotografica - Ritratti

Parlando di ritratti potremmo pensare automaticamente ai classici quadri in cui, in passato, venivano ritratti (appunto!) componenti di un nucleo familiare in posa per l'occasione. Di fatto stiamo parlando della stessa cosa... cambia soltanto il mezzo con cui viene eseguita l'opera d'arte; non più pennelli, colori e tela ma solo una fotocamera.
Viene definito ritratto  la rappresentazione di una persona secondo le sue reali fattezze. Non importa che raffiguri solo il viso o che sia a mezzo busto o a figura competa.

Ma come si scatta un buon ritratto???

Girovagando su internet troverete centinaia di pagine a riguardo piene di "dovete" o "la regola dice"; personalmente ritengo che, fissare un paio di "paletti" possa essere utile alla causa, fissarne venti diventi una totale chiusura mentale di chi scatta, andando a sopprimere "l'occhio fotografico" ed il proprio spirito autocritico.

L'obiettivo: lenti come gli 85 mm ed i 105 mm a focale fissa vengono spesso annoverati come i "migliori" per questa tipologia di scatti; dire che siano fondi di bottiglia sarebbe stupido e falso quanto però far credere che senza possederne uno sia impossibile ottenere buoni risultati. Indubbiamente hanno caratteristiche costruttive che li rendono particolarmente indicati per questo tipo di foto (in passato avevo lodato il mondo reflex proprio per la possibilità, qualora si disponga di qualche migliaio di euro, di scegliere le lenti a seconda dei personali gusti fotografici!), indubbiamente avranno una qualità di immagine superiore, ma ciò non toglie che, anche con un economicissimo 50 mm si possa portare a casa qualche buona foto.

Il numero di scatti: ha già una importanza più consistente, sopratutto quando si è alle prime armi; la "regola" dice che bisognerebbe scattare circa 40 foto (più o meno quelle concesse da una vecchia pellicola analogica 35 mm); a mio avviso più se ne fanno maggiori sono le possibilità di trovare risultati interessanti.  Diffidate il più possibile da ciò che vedrete nel vostro lcd perchè molto spesso la dimensione ridotta dell'immagine cela un fuoco sbagliato o  micro-mosso. Se riuscite ad ottenere lo scatto "perfetto" con una sola fotografia... siete sbarcati da qualche pianeta lontano ed avete una intelligenza superiore...sperando veniate in pace!

La luce: senza addentrarci in discorsi ancora troppo complessi a riguardo vi consiglio di provare almeno una volta a scattare un ritratto durante l'alba o il tramonto; questa non è una condizione essenziale, sia ben chiaro, ma il risultato che otterrete sarà un'illuminazione molto piacevole. Ricordate inoltre che la fotografia è luce; evitate quindi posti particolarmente bui e, almeno all'inizio, i controluce (in futuro vederemo anche come scattare in condizioni più difficili).

L'inquadratura: il mio consiglio è quello di riempire il più possibile la vostra immagine; tagliare un viso, se fatto con criterio può risultare la scelta vincente. Un primo piano stretto mette in risalto dettagli che da lontano andrebbero persi (il riflesso dell'ambiente esterno sugli occhi ad esempio). Sfruttate le linee della zona aurea per posizionarvi ciò a cui volete imprimere maggior rilievo e non dimenticate che si può scattare anche utilizzando la fotocamere in verticale.

Se prediligete lo scatto in orizzontale e non volete "stringere troppo sul viso", fate guardare il vostro soggetto di lato, ruotando leggermente il visto rispetto alla vostra fotocamera; posizionatelo dal lato opposto in cui è rivolto e lasciate "aria" dal lato opposto. Evitate di invertire la foto, lasciando lo spazio vuoto alle spalle e chiudendo immediatamente il fotogramma dal lato dello sguardo; gli occhi, infatti, indirizzerebbero l'osservatore fuori dalla foto stessa. Questa tipologia di ritratto potrebbe restare utile anche quando vorrete comprendere una piccola porzione di panorama alle spalle di chi viene immortalato. Chiaramente potete effettuare lo stesso scatto facendo guardare il soggetto in camera.
Qualora i vostri risultati non vi sembrino convincenti, cambiate il punto di vista in corso d'opera, spostandovi rispetto al vostro normale punto di vista. Non abbiate paura di "sbagliare" e cercate sempre di capire cosa non vi piace per poter agire di conseguenza.

L'espressione: molti sostengono che per ottenere un ritratto carico di espressione il soggetto debba per forza di cose guardare in camera; non mi trovo d'accordo con questa idea nel modo più assoluto. Credo piuttosto che, nella vita di tutti i giorni di un amatore, risulti più "veritiero" uno scatto in cui chi viene fotografato guardi altrove (consideriamo che nel 99% dei casi saranno amici, parenti o la/il propria/o compagna/o...persone non abituate a fare da modelle/i). Per un non professionista, osservare la macchina mentre ci ritrae può creare imbarazzo e dar vita ad espressioni tirate. Qualora vogliate però che il vostro soggetto guardi in camera cercato di metterlo a proprio agio chiacchierando e trovando il feeling giusto; evitate lunghi silenzi ma sopratutto cercate di scattare il più in fretta possibile cogliendo l'attimo perfetto! Un'espressione "trattenuta" perde tutta la sua naturalità.  Il vostro soggetto va coccolato; è parte fondamentale della riuscita di un buono scatto!

La posizione del viso: questa è un'altra freccia al nostro arco da non sottovalutare. L'effetto "fototessera" potrebbe risultare banale e scontato mentre, movimenti e rotazioni minime che spostino la simmetrica statica del viso da un lato, possono amplificare il senso di piacere in una fotografia.

I tagli: fate molta attenzione a come "tagliate" una persona in un fotogramma. Questa a mio avviso è una delle regole importanti da ricordare perchè pochi centimetri possono cambiare radicalmente il vostro scatto.
Evitate il più possibile di tagliare le dita di mani e piedi o le giunture (polsi, caviglie, ginocchia e gomiti) perchè una gamba "amputata" provoca in chi osserva una automatica sensazione di disturbo.
In questo esempio la foto di sinistra è tagliata in modo errato, quella di destra nella maniera corretta.


Ora provate a mettere in pratica questi consigli e divertitevi!

Questa guida tratta principalmente la composizione nei ritratti per qualunque tipologia di fotocamera; alcuni aspetti più approfonditi, che vertono principalmente sull'utilizzo di una reflex, verranno affrontati più avanti.

Buona luce a tutti!


La Composizione Fotografica - La Regola dei Terzi

Vi siete mai chiesti perchè, le foto tessera per documenti delle "macchine automatiche" risultino nella maggior parte dei casi "brutte"? Se avete risposto addossando la colpa del risultato alla vostra faccia vi sbagliate, almeno in parte!

Ci sono alcune "regole" in fotografia che permettono di far diventare uno scatto banale una piacevole sorpresa e regalano le maggiori soddisfazioni sopratutto se si è alle primissime armi; riuscire a farle proprie quando si è ancora all'inizio del cammino lungo la strada della fotografia permetterà di avere una solida base e, perchè no, di cercare di contravvenirne e sperimentare quando l'esperienza accumulata sarà più netta.

Partiamo da alcune dritte per riuscire ad ottenere scatti più gradevoli: il soggetto della nostra foto sarà principalmente uno; evitare di comprendere troppi oggetti  o persone nel nostro mirino diminuirà la confusione e concentreranno l'attenzione di chi osserva sul destinatario della nostra foto. Il punto di vista assume anch'esso un peso molto importante: cercate sempre di non scattare dalla naturale posizione da cui si osserva; spostandovi,  abbassandovi o alzandovi rispetto al soggetto otterrete una risultato più interessante e fantasioso.

Regola dei Terzi
Ciò che trasformerà i vostri primi scatti è la regola dei terzi.
Questa regola, utilizzata da secoli nella pittura, consiste nel dividere mentalmente (alcuni modelli di reflex oggi permettono di farlo anche visivamente nel mirino) la nostra foto in 9 sezioni identiche tra loro per mezzo di due line orizzontali e due verticali equidistanti tra loro ed il bordo della foto stessa. Il rettangolo centrale, detto zona aurea, avrà nei propri 4 angoli e lati i "punti di forza" dell'immagine.
Nello specifico, utilizzare uno di questi "punti" per posizionare il nostro soggetto, renderà la foto più piacevole rispetto al posizionarlo, più staticamente, al centro del fotogramma permettendo, in alcuni casi, di lasciare un maggiore spazio a ciò che noi vogliamo porre in evidenza.

Soggetto secondo la regola dei terzi
Soggetto al centro della foto















Questo è il confronto tra una foto che segue la regola dei terzi ed una in cui il soggetto è posto al centro dell'immagine. Mentre quella di destra risulta banale, quella a sinistra si allontana dalla monotonia dei soliti scatti aggiungendo un "quid" che migliora il risultato rendendolo maggiormente particolare. (Ringrazio July che si è prestata a fare da modella in questa occasione chiedendo una retribuzione in croccantini!).

Approfondiremo nei prossimi post come comporre due immagini nelle categorie fotografiche più utilizzate da un neofita: un ritratto ed un panorama.

Comporre una fotografia che risulti piacevole alla vista è un processo che richiede inizialmente attenzione; andando avanti nel tempo lo schema di scatto diventerà sempre più familiare fino a quando potremo addirittura allontanarci dalle regole classiche per sperimentare nuovi scatti. Dal mio personale punto di vista la regola dei terzi non dovrà essere sempre e comunque rispettata come fosse una legge di vita; potremo andare oltre, ignorarla in alcuni casi, purchè si riesca a imprimere alle foto la proprio sensibilità artistica.

Buona luce a tutti!

FotoHistory - Guida ai più grandi esponenti della Fotografia

In questo spazio troverete delle piccole schede informative dei più grandi esponenti della fotografia mondiale di tutti i tempi.
Qualora trovaste, anzi, non trovaste il vostro fotografo "preferito", potrete contattarci e spedire la vostra scheda con tanto di nome e cognome o, se preferite, speudonimo; saremo lieti di metterla online e tra queste pagine.

La sezione è in costante aggiornamento!

Henri Cartier-Bresson 

Steeve McCurry

Mario Giacomelli

Abelardo Morell

Helmut Newton

Francesca Woodman

Annie Leibovitz

Philippe Halsman

Matt Weber

Tutte le immagini presenti nelle schede dei fotografi sono di appartenenza degli stessi. L'utilizzo di tali fotografie è solo a scopo didattico. Qualora i possessori dei diritti delle singole opere non ne apprezzino la diffusione su queste pagine, ci adopereremo immediatamente alla rimozione del materiale.

Buona luce a tutti!

La Posizione del Fotografo

Molti di voi si domanderanno: "perchè dedicare un post ad un argomento ovvio come la posizione del corpo e l'impugnatura di una fotocamera?"; osservate le persone che scattano fotografie in giro per la vostra città ed avrete la risposta.

Che scattiate con una reflex da 85 chili o con una compatta da pochi grammi le accortezze sono le stesse: evitare che la fotocamera si muova nel momento fatidico!
Le mani: ricordate sempre di averne ben due... utilizzatele! Perchè se potrebbe "fare figo" scattare con una sola mano, tenendo nell'altra un Martini, la vostra foto rischierà di uscire piuttosto male; poggiate quindi il bicchiere sul tavolo e posizionate la mano, dopo averla ben asciugata, sotto il corpo e l'obiettivo (nel caso di una reflex) o a sinistra della fotocamera (nel caso di una compatta) e chiudete le braccia vicino al busto in modo da avere un sostegno. Premete il tasto di scatto con delicatezza; i pulsanti delle fotocamere odierne sono piuttosto morbidi e sensibili; cercate di capire qual'è il grado di forza minore sufficiente per fotografare.
I piedi anche hanno un'importanza rilevante essendo la base del vosto "treppiedi" (anche se ne avete solo due.. in caso contrario fatevi vedere da qualcuno bravo!); il sinistro va' spostato un po' più avanti rispetto al destro che gira leggermente verso l'esterno.
La schiena va mantenuta dritta il più possibile, evitando di spostare il baricentro in avanti o in dietro e di creare dannose tensioni muscolari (sia per la foto che per il vostro fisico).

Qualora se ne presenti la possibilità, si può sfruttare un muro, una ringhiera o qualsiasi tipo di sostegno purchè sia ben saldo a terra (evitate quindi le bandiere che identificano le buche nei campi da golf!).
In caso di luce "a rischio", potrebbe essere utile anche trattenere il respiro durante lo scatto per ridurre al minimo i movimenti involontari del vostro corpo.

Questa è una rappresentazione piuttosto chiara della corretta posizione di scatto:


Queste accortezze, oltre a rendere più difficile la comparsa del mosso nelle vostre foto, vi eviteranno piccoli dolori in giro per il corpo dopo una felice giornata di scatti per la città.  

Buona luce a tutti!

Compatta Vs. Bridge Vs. Mirrorless Vs. Reflex - Ne resterà soltanto una???


Dopo aver trattato nel post precedente l'annosa diatriba Canon Vs. Nikon analizziamo oggi le varie tipologie di fotocamere cercando di scoprirne le caratteristiche peculiari, i pregi ed i  difetti di ogni categoria.




Compatta: Come evidenzia il nome stesso, si tratta di fotocamere di dimensioni e peso ridotte; nella grande maggioranza dei casi possono essere tenute tranquillamente in una tasca e, a mo' dei pistoleri dei film western, estratte ed utilizzate in pochi secondi grazie agli automatismi che ne facilitano e velocizzano l'uso.
Sempre più ricche di modalità e funzioni che lavorano al posto di chi scatta, non richiedono alcun tipo di conoscenza fotografica specifica. Oggi ne esistono da 20 megapixel... per avere un ottimo ingrandimento di stampa in A4 ne bastano 8/10.
Dotate di sensori piuttosto piccoli e senza mirino, faticano spesso in condizioni più estreme (scarsa luce per esempio) o con soggetti in veloce movimento (autofocus lento). Dimenticate inoltre lo sfocato particolarmente marcato dietro al vostro soggetto.
Nella maggior parte dei modelli non c'è possibilità di intervenire manualmente sulla gestione dei parametri di scatto (tempi, diaframmi ed iso).
Adatta principalmente al neofita.

Compatta "professionale": Rientrano nella categoria delle compatte ma fisicamente non lo sono; parliamo di tutti quei modelli che propongono una qualità maggiore e la piena gestione di tutti i parametri di scatto.
Sfruttando sensori più grandi e più luminosi  perdono principalmente le caratteristiche "poket" di compatta ma guadagnano dal punto di vista tecnico; alcuni modelli permettono scatti in formato "raw" (modificabili in post produzione). Sono inoltre implementabili con flash e mirini elettronici tramite slitta apposita. Nonostante il "professionale" possa trarre in inganno, non occorre fare della fotografia il proprio mestiere per acquistarne una; è necessario però sapere "dove mettere le mani".
Il difetto principale, a mio avviso, è il prezzo; una fotocamera di questa categoria costa quanto (a volta anche più) di un corredo base entry-level reflex.
Adatta principalmente ad un utente con nozioni e conoscenza fotografiche.

Bridge: A prima vista potrebbero sembrare delle vere e proprie reflex in versione "mini"; più leggere, più piccole me ergonomicamente molto simili dovrebbero essere un ponte tra compatte e reflex.
I pregi sono principalmente gli stessi delle compatte professionali (la possibilità di gestire i parametri di scatto in modo manuale) ma i difetti sono gli stessi delle compatte tascabili (sensore piccolo, obiettivo poco luminoso e autofocus lento quando si ha a che fare con soggetti in movimento rapido). Il prezzo, in media, è più contenuto rispetto alle compatte professionali ed alle reflex e se non si cerca una qualità esasperata o non si ha necessità di scattare foto con poca luce, possono compiere egregiamente il loro compito mettendo a disposizione una lente estremamente flessibile (con zoom ottico* che nel campo reflex costerebbero quanto la stessa bridge).
Adatta al neofita (in modalità Auto) ma anche all'utente più esperto.

* fate attenzione, quando acquistate, alla differenza tra zoom ottico e zoom digitale; lo zoom ottico è l'ingrandimento "fisico" dato dalla lente; quello digitale è "elettronico" ed il risultato, spesso, è pessimo.

Mirrorless: Dette anche EVIL Electronic Viewfinder Interchangeable Lens (mirino elettronico obiettivo intercambiabile)  sono "nate" da pochi anni ma hanno già conquistato una gran fetta di mercato nonostante i prezzi non siano del tutto popolari.
Il pregio è quello di avere una "quasi" reflex di dimensioni ridottissime con la stessa gamma di sensori (aps-c o full frame), gestione completamente manuale dello scatto, possibilità di cambiare obiettivo a seconda della necessità dello scatto ed un mirino elettronico da poter agganciare alla slitta in caso di bisogno. Proprio questa ultimissima caratteristica però, fa delle mirrorless delle "quasi" refelx; la mancanza di un mirino ottico che vede in diretta ciò che accade dall'altra parte della lente è la differenza più sostanziale tra queste due categorie di fotocamere; già dai nomi si intuisce che, mentre una "riflette" tramite uno specchio la scena che gli si configura davanti, l'altra "senza specchio" trasporta elettronicamente l'immagine, con pregi e difetti che ne competono.
Il parco obiettivi è ancora in fase di sviluppo e forse un po' carente ma sicuramente nel tempo andrà migliorando.
Adatta maggiormente all'utente più esperto.

Reflex: Sono grandi, ingombranti e pesanti e potrebbero diventarlo ancora di più cambiando obiettivo o aggiungendo un trigger flash o, peggio, un battery pack. Partite dal presupposto che, avere una reflex, vuol dire dover portare uno zaino in più in vacanza.
I pregi sono davvero tanti già dai gusti fotografici di chi le usa; per ogni tipologia di scatto prediletta vengono messi a disposizione diversi obiettivi ed accessori dedicati (un esempio è il macro); i sensori sono grandi e luminosi (un full frame "copre" la vecchia pellicola da 35mm), l'ergonomia li rende maneggevoli ed aiuta a supportarne il peso, i corpi, anche i più economici, sono robusti e, per i modelli pù avanzati, resistenti a temperature più estreme (così come alcuni obiettivi). Dal punto di vista tecnico mettono a disposizione dell'utente il massimo della tecnologia oggi disponibile.
La gamma di modelli, sempre più vasta, permette di acquistare il primo corredo a prezzi non più proibitivi come quelli di 20 anni fa' e di avvicinarsi ad fotografia più "pensata" senza buttare nel secchio chilometri di pellicole.
Adatta maggiormente all'utente più esperto.

Da questa velocissima panoramica emerge che ogni tipologia di fotocamera ha i propri pregi e difetti; si può scegliere una compatta tascabile senza remore se non si hanno necessità particolari o si è alla ricerca di un oggetto dall'utilizzo semplice ed immediato, o una reflex se si è disposti a tuffarsi ed immergersi completamente nella fotografia in tutte le proprie sfaccettature. Potrebbe risultare inutilmente costoso, invece, acquistare una fotocamera con comandi manuali ed utilizzarla esclusivamente in modalità automatica... ma di certo non è vietato dalla legge! 
Sottolineo inoltre che, per la vastità dell'argomento, ho toccato i punti più caratteristici di ogni modello; ci sono, e ci saranno in futuro, sicuramente delle eccezioni che faranno storcere il naso. La dicitura "adatta a.." dopo i singoli modelli, infine, non vuole sconsigliare ad un neofita l'acquisto di una mirrorless, per esempio, ma solo evidenziare che, per sfruttare pienamente le potenzialità di tali modelli servono conoscenze particolari; nulla toglie che tali conoscenze possano essere acquisite nel tempo e "negli scatti". 

Buona luce a tutti!

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