Chiunque si sia avvicinato anche solo in punta di piedi al mondo della Fotografia ha probabilmente sentito parlare di questo notissimo nome o ,quanto meno, della sua più popolare fotografia “La ragazza Afgana”.
Ebbene spendiamo due parole su Steve McCurry , fotografo documentarista ,come lui ama definirsi, e sullo stile univoco che lo rappresenta. In primo piano nei suoi scatti troviamo la predominanza dei colori sempre forti e di carattere incisivo perché ,come lui stesso afferma sono l’anima del mondo.
“La realtà è colorata e a me piace rappresentarla così come la vedo”.
La sua passione non è sempre stata la fotografia alla quale infatti si avvicina solo al college, bensì si sentiva attratto dalla regia ; i viaggi poi fecero scoprire la grande passione del raccontare le persone ,la loro umanità, il loro modo di affrontare le disgrazie e la loro vera anima. Proprio per questo motivo le mete da egli predilette risultano zone in difficoltà, di guerra o di disagi come per esempio l’Afganistan, l’Iran o l'Iraq.
La famosa “Ragazza Afgana” fu fotografata in un campo profughi vicino a Peshawar in Pakistan nel 1985.Uno scatto che vanta una notorietà grandissima, utilizzato da Amnesty Internetional e sfruttato in calendari e brochure molte volte, e divenuto rappresentativo della rivista National Geographics . La ragazza che per molti anni rimase senza un nome venne 17 anni dopo fotografata di nuovo dallo stesso McCurry . Sharbat Gula è il suo nome e dopo quasi un ventennio ,nel 2002 fu cercata e ritrovata dal creatore della sua “fama” :il fotografo disse di lei "La sua pelle è segnata, ora ci sono le rughe, ma lei è esattamente così straordinaria come lo era tanti anni fa". Anche se separata da diversi secoli dalla famosa Monnalisa , la profondità dei suoi occhi, il richiamo magnetico e la loro forza comunicativa ha generato un collegamento tra le due opere! Certamente il ritrovarvi davanti a questa fotografia non vi può lasciare indifferenti! Come del resto è emozionante osservare un po’ tutti gli scatti di questo autore . Personalmente mi è sembrato di venire trascinata all’interno dello scenario che si mostrava davanti ai miei occhi!! Assolutamente un’ esperienza da provare.
Così come la spontaneità del sorriso velato di un anziano signore che porta la sua macchina da cucire come un trofeo mentre ha l’acqua alla gola.
Insomma per concludere questa rapida panoramica su uno dei più importanti fotografi del nostro tempo, pluripremiato e anche pluri-criticato(c’è una buona fetta di audience che sostiene la macchinosità dei suoi scatti , l’artificiosità e la non spontaneità sottolineando le “messe in posa” dei soggetti) non si può almeno non dare uno sguardo ai suoi lavori prima di decidere se ci piaccia o no!
Curiosità: Eastman Kodak concesse a McCurry l’onore e l’onere di usare l’utlimo rullino di pellicola Kodachrome prodotto nel 2010.La quasi totalità delle foto di tale rullino furono poi pubblicate sul sito di Vanity Fair.
http://stevemccurry.com/galleries/last-roll-kodachrome
Che ne pensate? Avete visto una sua mostra? Siete rimasti senza fiato come me e con la lacrime agli occhi oppure non vi ha suscitato alcuna emozione? Trovate i suoi scatti troppo “violenti”? Fateci sapere!
E come al solito….
Buona Luce a Tutti!!
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