Quando ci si trova in spiaggia, una delle foto più gettonate, se si è alle prime armi, è il classico scatto dell'acqua che si infrange sugli scogli generando una miriade di schizzi che la nostra reflex può "bloccare". Sfruttando tempi molto corti e l'ottima illuminazione ambientale, potremmo ottenere in questo modo fotografie molto suggestive di cui andremo sicuramente fieri!
Ma c'è una tecnica che vale assolutamente la pena conoscere per scattare foto ancora più suggestive, in grado di trasformare un corso d'acqua in un candido lenzuolo di seta degno delle più belle favole.
Questa particolare tecnica non ha un nome "ufficiale", ma viene solitamente menzionata come "L'acqua come seta" o più tecnicamente come "lunga esposizione sulle distese d'acqua".
Conoscere il modo in cui possono essere ottenuti questi scatti, ci potrà tornare utile non solo al mare, ma anche davanti a fiumi, torrenti e cascate; in poche parole ovunque ci sia dell'acqua in movimento.
Senza perdere troppo tempo in chiacchiere, vediamo di cosa abbiamo bisogno:
- Una reflex con un obiettivo (preferibile un grandangolo per ottenere il nostro paesaggio "incantato")
- Un treppiedi
- Uno scatto remoto
- Un filtro Nd
Partiamo da un fattore essenziale: per raggiunge il risultato sperato, saremo costretti ad allungare il più possibile i tempi di scatto (dal mezzo secondo in su circa, a seconda delle condizioni ambientali). Più il tempo di scatto è breve, infatti, più l'immagine sarà "ferma" (compensando chiaramente con iso o diaframmi; questa "regola" vale per qualsiasi tipo di scatto!), mentre noi vogliamo catturare il movimento dell'acqua! Per poter lavorare su tempi lunghi, dovremo quindi "bloccare parte della luce presente nella scena".
Tenendo presente questa premessa, montiamo la reflex sul treppiedi e componiamo la nostra immagine. Fino a quì, è tutto nella norma!
Andiamo ora a "togliere luce" alla scena.
Per far ciò, impostiamo il valore di iso più basso possibile (100 iso nella maggior parte delle reflex in commercio) e chiudiamo completamente il diaframma, scegliendo quindi il valore di f maggiore che la nostra lente ci permette di usare. In questo modo, non solo limiteremo la luce che arriverà al sensore, ma avremo anche una profondità di campo molto ampia, ottima condizione per le foto paesaggistiche.
A questo punto, potremo iniziare a scattare; se seguissimo il consiglio dell'esposimetro, potremmo non ottenere l'effetto voluto perchè magari il tempo consigliato non è abbastanza lungo; se facessimo di testa nostra, ci sono invece grosse possibilità che, in condizioni ambientali di piena luce, ci troveremmo una foto non troppo diversa questa quì a fianco.
Per essere estremamente gentili, potremmo dire che lo scatto risulta "un tantino" sovraesposto.
In realtà, circa il 70% di questa immagine è "bruciato", con la conseguente perdita completa di ogni dettaglio.
Questa situazione ci fa capire che, la luce che abbiamo cercato di "filtrare", al tempo di scatto che abbiamo scelto, è ancora troppa.
Per ridurla ulteriormente, potremmo lavorare sui tempi (impostandone di più rapidi), ma rischieremmo di perdere l'effetto desiderato, bloccando troppo l'istante; quindi ci si propongono differenti soluzioni.
La prima, potrebbe essere quella di attendere che la luce ambientale cali; prendiamoci quindi 7 o 8 birre al chioschetto della spiaggia ed aspettiamo che il sole scenda insieme alla nostra lucidità.
La seconda, non applicabile al mare per ovvi motivi, sarebbe quella di cercare una zona magari coperta dagli alberi, quindi meno illuminata.
Se invece avete fretta o siete astemi, l'unica soluzione disponibile è adottare un filtro neutral density.
Come abbiamo visto nella pagina riguardante i filtri, l' nd ha la caratteristica di lasciar passare solo una percentuale della luce ambientale. Per semplificare, potremmo dire che "scurisce" la nostra scena.
A dire il vero, un nd2 (che dimezza la luce che arriverà al sensore, dandoci la possibilità di allungare lo scatto di uno stop) non è detto possa "bastare" in ogni situazione (considerate che tutti i discorsi che affrontiamo sono sempre fortemente correlati alle diverse situazioni ambientali in cui ci troviamo nel momento dello scatto!).
L'ideale sarebbe avere tutto il "parco filtri" nd in modo da poter montare il più "adeguato" ogni qual volta vorrete (potendo magari anche provare a lasciare il diaframma più aperto per ottenere uno sfondo sfocato), ma sarebbe troppo dispendioso, economicamente parlando, a meno che non vogliate fare di questo tipo di foto la ragione della vostra "vita fotografica". Potrete quindi decidere o di acquistarne due in modo da montarli assieme (perdendo però un po' di qualità di immagine) o di attendere che il sole scenda quanto basta per rientrare nei parametri di scatto che abbiamo scelto, cercando nel frattempo, altri soggetti da immortalare per "ammazzare l'attesa".
Quindi riepiloghiamo: l'effetto "seta" viene dato allungando i tempi di scatto; per poter far ciò dobbiamo impostare il valore di iso al minimo ed il valore di f più alto possibile (chiusura del diaframma). Qualora il risultato non fosse ancora quello cercato, potremo allungare ulteriormente i tempi di scatto sfruttando i filtri nd e la loro caratteristica di "bloccare" parte della luce che li attraversano, o armarci di santa pazienza ed attendere che diminuisca la luce.
La tecnica è piuttosto semplice da applicare e di sicuro impatto visivo. Ora tocca a voi provarla... Buon divertimento!!
Consigli finali:
- A seconda delle vostre abitudini o preferenze, potrete scattare sia in Manuale che in Priorità di Tempi; io, di solito, utilizzo il Manuale poichè diaframma e iso li considero "fissi", almeno nella maggior parte dei casi, perciò, una volta impostati non vado più a toccarli.
- Considerate che, più il movimento dell'acqua che andrete a fotografare è lento, più lungo dovrà essere lo scatto. Per un mare "piatto come una tavola", quindi, avremo bisogno di tempi più lunghi rispetto a quelli che utilizzeremo trovandoci di fronte ad una cascata; inoltre, più riusciremo ad allungare lo scatto (compensando quindi la maggior parte di luce che arriverà al sensore) più l'effetto sarà uniforme. Ma attenzione alle possibili bruciature dell'acqua (come nell'immagine in altro; la zona centrale, subito sotto la cascata è "a limite".
- Personalmente affianco al filtro nd anche il polarizzatore in questa tipologia di scatti; anche questo infatti permette di ridurre, in modo più leggero, il quantitativo di luce che filtra, "pulendo" un po' l'ambiente che andremo a fotografare.
- il treppiedi potrebbe non essere essenziale (io lo consiglio caldamente per non rischiare); potete poggiare la vostra reflex anche su un muretto, inclinandola magari con un accendino, o un cellulare. L'importante è che la fotocamera sia comunque del tutto immobile, altrimenti il risultato sarà tutt'altro che buono.
- Fate "esperienza" ovunque vi capiti, possibilmente in giornate con poca luce o con il sole basso; non c'è bisogno che cerchiate il più bel posto del mondo per provare questa tecnica; pur non essendo particolarmente complicata, avrete bisogno di un po' di tempo e qualche prova per metterla in pratica ed entrare nell'ordine di idee corretto. Una volta "fatta vostra" avrete modo di sbizzarrirvi organizzando vere e proprie gite alla ricerca di posti più suggestivi, con il vostro bagaglio fotografico pieno (sia quello sulla spalla che quello nella testa!).
- Attenzione al vostro materiale fotografico! Quando si ha a che fare con l'acqua dovete alzare sempre il livello di guardia. Le reflex non amano fare il bagno! In giornate di mare particolarmente mosso, tenetevi a distanza di sicurezza!
Come spesso scrivo alla fine di queste guide, non abbattetevi qualora i primi risultati fossero deludenti. Non fatevi prendere dalla fretta e riflettete sugli scatti "errati" per comprendere come agire e migliorare.
Per dubbi, domande e segnalazioni, potete, come al solito, lasciare un commento quì sotto o venire a trovarci nelle pagine dei nostri social (raggiungibili dai link in alto a destra nella pagina).
Buona luce a tutti!
Nessun commento:
Posta un commento